Vallettopoli, i reati di Corona sono odiosi ma non mafiosi

Cronaca
INCHIESTA VIP: CORONA IN TRIBUNALE MILANO, ATTESA SENTENZA

I giudici milanesi oggi hanno pubblicato le motivazioni della sentenza Corona: “Le estorsioni non assurgono a tale gravità (…) per l'entità delle somme richieste, soprattutto se considerate in rapporto alle capacità economiche delle vittime"


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“Le sanzioni dure per il reato di estorsione servono per punire il fenomeno della richiesta "del  pizzo", mentre i fatti commessi da Fabrizio Corona "sebbene  connotati da (...) odiosità” non sono di "tale gravità” come  quelli riconducibili alla criminalità mafiosa”. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con la quale i giudici di Milano hanno condannato l'ex agente dei paparazzi a 3 anni e 8 mesi nell'ambito del procedimento su Vallettopoli.

I giudici, spiegando i motivi per cui hanno concesso a Corona le attenuanti generiche, chiariscono che "i fatti di estorsione" a lui contestati "sebbene connotati da quella odiosità che sembra caratteristica inalienabile di ogni estorsione, non assurgono a tale gravità, sia per il tipo di interessi che colpiscono, sia per l'entità delle somme richieste, soprattutto se considerate in rapporto alle capacità economiche delle vittime".

Per il Tribunale di Milano, infatti, l'inasprimento delle sanzioni per il reato di estorsione "aveva di mira soprattutto il grave fenomeno, per lo più collegato alla criminalità organizzata, di cui erano vittime i commercianti, taglieggiati" dalle richieste di "pizzo". La pena per Corona, quindi, secondo i togati, va adeguata "alla concreta gravità dei fatti (che non deve essere scambiata con l'interesse mediatico che gli stessi hanno suscitato)".

Ma i guai giudiziari per Fabrizio Corona sembrano non finire mai. Stavolta però a farlo finire in un aula di giustizia è una telefonata privatissima e dal contenuto piccante “rubata” all'ex amico Daniele Interrante, ex “tronista” del programma “Uomini e Donne” e tra i protagonisti dell'edizione 2005 dell'Isola dei Famosi, e poi incisa nel cd intitolato “Libere espressioni”, allegata alla rivista “Vero” del 23 novembre 2007.

Così domani, in Tribunale a Desio, l'agente fotografico, accusato di diffamazione e di violazione della legge sulla privacy per il trattamento illecito di dati, siederà sul banco degli imputati davanti al giudice di Monza Francesca Chiuri. Con lui il rappresentante legale della società che ha prodotto il cd e l'allora direttore del periodico per omesso controllo.

Al centro del processo una telefonata in cui Interrante confida al fotografo, con tanto di particolari, una relazione sentimentale. Telefonata che il modello e attore, a sua insaputa, si è ritrovato nel cd distribuito in edicola tre anni fa e nel quale a pagamento (per ottenere un codice e decriptare i contenuti riservati) si poteva non solo sentire la chiamata tra i due, ma anche, tra le varie scene di vita quotidiana di Corona, vedere il fotografo più o meno senza veli. Da qui la rabbia e la denuncia dell'ex concorrente dell'Isola dei Famosi, assistito dall'avvocato Francesco Bico, e il decreto di citazione diretta a giudizio firmato lo scorso ottobre dal pm monzese Vincenzo Fiorillo.


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