L'Aquila, Cialente: la città è distrutta

Cronaca
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Il primo cittadino del capoluogo abruzzese colpito dal sisma il 6 aprile scorso parla all'indomani della manifestazione degli aquilani scesi in piazza per dire "Riapriamo la città. Io alle 3:32 non ridevo"

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Sdegno, rabbia e disperazione. Sono queste le parole che il sindaco de l'Aquila Massimo Cialente usa per descrivere la situazione nella sua città.
Il primo cittadino del capoluogo abruzzese colpito dal sisma del 6 aprile ribadisce oggi che "la città è distrutta - e aggiunge che forse - non si si è ancora preso atto del fatto che uno dei più grandi centri storici d'Italia, dove vivevano migliaia e migliaia di nuclei familiari è completamente venuto giù".

Le parole del sindaco arrivano dopo la mobilitazione degli aquilan i che attraverso Facebook si sono dati appuntamento domenica in piazza Duomo e sono entrati nella zona rossa della loro città reggendo cartelli con la scritta "Riapriamo la città" e " Io alle 3:32 (ora del terremoto, ndr) non ridevo ".
Un gesto simbolico per riprendersi quel pezzo di città che ancora segnato dal sisma, resta disabitato e inaccessibile. Ma anche un urlo di rabbia alla luce delle intercettazioni dell'inchiesta appalti relativa alla conversazione tra due imprenditori che proprio la notte del sisma ragionavano su possibili affari in vista degli appalti per la ricostruzione del capoluogo abruzzese.

"Io credo che la rabbia dei cittadini sia esplosa esprimendo una disperazione perché si comincia a capire meglio qual è la situazione reale del terremoto de l'Aquila".

"La città è distrutta. Non si è preso atto del fatto del che uno dei più grandi centri storici d'Italia, dove vivevano migliaia e migliaia di nuclei familiari è completamente venuto giù".

C'è ancora un pericolo di crolli. E' un'opera ciclopica quella che ci aspetta. Ecco, questa è la situazione. Ci aggiunga il disgusto che si prova per quelle affermazioni ma anche la disperazione che stiamo raccogliendo in qiesto momento perché ciò che ermerge è che questo paese è malato".

"Noi - conclude Cialente - siamo l'anello debole di questa catena italia".

Qui a l'Aquila l'emergenza è tuttaltreo che finita. Il primo cittadino parla del piano Case e afferma che "non erano sufficienti perché il Comune de l'Aquila già il 27 di marzo aveva fatto una previsione sul nuclero di familiari rimasti senza casa". Ascolta la seconda parte dell'intervento di Massimo Cialente.



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