La prima sezione penale ha respinto il ricorso che il sottosegretario all'Economia aveva presentato contro la richiesta del gip di Napoli. Il politico campano non finirà in carcere, dato che la Camera ha negato l'autorizzazione.
La prima sezione penale della Cassazione ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip di Napoli il 7 novembre scorso nei confronti del sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per presunti contatti con il clan dei Casalesi. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dai difensori di Cosentino, per il quale la Camera ha negato l'autorizzazione a procedere richiesta dai magistrati napoletani. Cosentino, dunque, non finira' in carcere: questa e' un'eventualita' che potrebbe accadere solo nel momento in cui dovesse lasciare il Parlamento.
Cosentino è coinvolto nell'indagine della Procura di Napoli sui presunti rapporti con la malavita organizzata del Casertano. Secondo i difensori del sottosegretario all'Economia, il provvedimento di arresto merita l'annullamento in quanto "presenta vizi di legittimità, a cominciare dal dubbio di utilizzo delle intercettazioni telefoniche, della mancata trasmissione di tutti gli atti e perché il gip ha sottovalutato la memoria difensiva". E quanto al fatto che comunque decida la Cassazione per il deputato Pdl la situazione non cambierebbe finché sarà parlamentare, i difensori si dicono "certi che Cosentino sarà in ogni caso assolto da ogni accusa". La decisione in serata.
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