Questa, secondo Altroconsumo, la spesa che comporterà il decreto del ministero dei Beni culturali che rivede i compensi sulle copie private. Assinform: penalizzata l'industria dell'It
Nel corso di un anno una famiglia media spenderà in più 100 euro grazie al decreto Bondi.
Questa la denuncia di Altroconsumo che analizza il provvedimento che porta il nome del ministro dei Beni Culturali.
"Comprando dotazioni tecnologiche o prodotti Hi-Tech - si legge sul sito della'associazione per la difesa e la tutela dei consumatori - senza saperlo, si vedrà costretto a pagare una quota, nascosta, per l'equo compenso. Per remunerare, cioè, gli autori per il presupposto mancato compenso dovuto alla copie dei contenuti - musicali, audio, video - che i consumatori faranno per uso privato. Per Altroconsumo è un'aberrazione, perché il consumatore paga anche fino a tre volte una tassa, per fruire di uno stesso contenuto, anche una sola volta. Ed è una misura contraria allo sviluppo della tecnologia e del mercato digitale. Esempio: scaricando legalmente un brano da iTunes, il consumatore sta già pagando per le copie private. Poi paga l'equo compenso sul pc. Poi quello sull'IPod. Decisamente un po' troppo. Anche per un Governo che dichiara di voler fare gli interessi delle famiglie italiane".
Durana anche la presa di posizione del presidente di Assinform (l’associazione di Confindustria delle imprese di informatica), Paolo Angelucci. "L'equo compenso penalizza l'industria italiana dell'It e il sistema imprenditoriale nel suo complesso" si legge in una nota.
Questa la denuncia di Altroconsumo che analizza il provvedimento che porta il nome del ministro dei Beni Culturali.
"Comprando dotazioni tecnologiche o prodotti Hi-Tech - si legge sul sito della'associazione per la difesa e la tutela dei consumatori - senza saperlo, si vedrà costretto a pagare una quota, nascosta, per l'equo compenso. Per remunerare, cioè, gli autori per il presupposto mancato compenso dovuto alla copie dei contenuti - musicali, audio, video - che i consumatori faranno per uso privato. Per Altroconsumo è un'aberrazione, perché il consumatore paga anche fino a tre volte una tassa, per fruire di uno stesso contenuto, anche una sola volta. Ed è una misura contraria allo sviluppo della tecnologia e del mercato digitale. Esempio: scaricando legalmente un brano da iTunes, il consumatore sta già pagando per le copie private. Poi paga l'equo compenso sul pc. Poi quello sull'IPod. Decisamente un po' troppo. Anche per un Governo che dichiara di voler fare gli interessi delle famiglie italiane".
Durana anche la presa di posizione del presidente di Assinform (l’associazione di Confindustria delle imprese di informatica), Paolo Angelucci. "L'equo compenso penalizza l'industria italiana dell'It e il sistema imprenditoriale nel suo complesso" si legge in una nota.