Con l'accusa di aver scambiato in Internet file che ritraevano bambini, undici persone sono state sottoposte a misura cautelare dalla Procura di Bari. Sei in carcere, quattro ai domiciliari e un'interdizione all'uso del computer
Con l'accusa di aver scambiato in Internet file pedopornografici che ritraevano bambini, vittime di rapporti sessuali completi, undici persone sono state sottoposte a misura cautelare tra Puglia, Lombardia, Marche e Campania. L'operazione è compiuta dalla polizia postale di Bari, che sta eseguendo anche perquisizioni nelle residenze degli indagati. I provvedimenti restrittivi (sei in carcere, quattro ai domiciliari e un'interdizione all'uso del computer) sono firmati dal gip del tribunale di Bari Jolanda Carrieri su richiesta del pm inquirente, Roberto Rossi. Il reato contestato agli undici è di perdopornografia informatica sotto la forma del commercio di file pedopornografici. Durante le indagini la procura di Bari ha sequestrato, nel corso di centinaia di perquisizioni, numerosi file pedopornografici.
I file pedopornogafici venivano scambiati - secondo le indagini - nella comunità informatica di E-mule nella quale - a quanto viene reso noto - non c'è un server centrale che gestisce e controlla le operazioni, ma ogni utente registra una cartella e condivide i file con altri utenti. Per i file pedopornografici gli utenti usavano barattare le foto con altre immagini fotografiche. In base agli accertamenti della procura di Bari, gli scambi erano assai proficui, come dimostrano le centinaia di foto (di provenienza dell'ex Unione Sovietica e orientale) sequestrate nel corso delle indagini.
I file pedopornogafici venivano scambiati - secondo le indagini - nella comunità informatica di E-mule nella quale - a quanto viene reso noto - non c'è un server centrale che gestisce e controlla le operazioni, ma ogni utente registra una cartella e condivide i file con altri utenti. Per i file pedopornografici gli utenti usavano barattare le foto con altre immagini fotografiche. In base agli accertamenti della procura di Bari, gli scambi erano assai proficui, come dimostrano le centinaia di foto (di provenienza dell'ex Unione Sovietica e orientale) sequestrate nel corso delle indagini.