Processo di Perugia, Amanda Knox ha subito un processo mediatico, con "intrusioni nella vita privata sua e della sua famiglia". Questa la tesi di uno dei difensori della giovane di Seattle accusata dell'omicidio di Meredith Kercher
"Il sei novembre di due anni fa un'onda anomala, uno tsunami, ha travolto Amanda Knox, una ragazza acqua e sapone". Lo ha detto in aula, durante la sua arringa davanti alla Corte d'assise di Perugia, l'avvocato Carlo Dalla Vedova, legale della studentessa di Seattle accusata, insieme a Raffaele Sollecito e Rudy Guede dell'omicidio di Meredith Kercher.
Secondo l'avvocato Dalla Vedova "la difesa, e Amanda stessa, sono stati vittime di un processo mediatico" e il dibattimento "non ha prodotto riscontri all"impianto accusatorio".
"Questa difesa ha accettato l'incarico con la piena convinzione dell'innocenza dell'assistita", ha detto ancora l'avvocato che, in aula, ha ricordato come "Amanda e Raffaele la mattina che venne trovato il cadavere di Meredith diedero l'allarme" e che "una sentenza ha già condannato il colpevole del delitto, Rudy Guede".
"Trentasei firme compaiono sull'atto di fermo di Amanda - ha ricordato il legale in aula - mentre, dall'altra parte, lei era sola".
L'avvocato ha anche ricordato che la Knox "ci teneva a Perugia" e dopo l'omicidio decise di restarci, nonostante la madre e la zia le chiesero più volte se voleva tornare a casa. "In assenza di certezze dovete accettare il dubbio e assolverla", ha detto l'avvocato Dalla Vedova rivolgendosi alla Corte.
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"Trentasei firme compaiono sull'atto di fermo di Amanda - ha ricordato il legale in aula - mentre, dall'altra parte, lei era sola".
L'avvocato ha anche ricordato che la Knox "ci teneva a Perugia" e dopo l'omicidio decise di restarci, nonostante la madre e la zia le chiesero più volte se voleva tornare a casa. "In assenza di certezze dovete accettare il dubbio e assolverla", ha detto l'avvocato Dalla Vedova rivolgendosi alla Corte.
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