A una settimana dall'arresto del presunto stupratore seriale, per il quale il gip ha convalidato il fermo, la difesa passa al contrattacco e lui al padre e alla madre che lo vanno a trovare in carcere ribadisce la propria innocenza
La prova regina del Dna, quella che secondo gli investigatori inchioderebbe Luca Bianchini, il ragionierie 33enne presunto stupratore seriale, adesso diventa l'arma principale della difesa per dimostrare che le accuse non avrebbero fondamento. Secondo Giorgio Olmi, uno dei due legali di Bianchini, il test sul Dna effettuato durante le indagini sarebbe incompleto. Per gli inquirenti invece non esiste alcun margine di dubbio né di errore. Intanto il presunto "mostro" continua a dirsi innocente: "Rifaranno il test del Dna e uscirò", ha detto ai genitori che lo hanno incontrato in carcere.
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