Sul social network decine di gruppi dedicati al tema che infiamma il dibattito politico e non solo. C'è chi vuole farsi giustizia da sé, chi vorrebbe che fossero armate e chi, invece, denuncia il ritorno di "pratiche che ricordano il ventennio fascista"
di Chiara Ribichini
“Diamo tutti quanti assieme un grandissimo contributo alle ronde e eliminiamo il marcio per rendere più sicure le nostre città e i nostri parenti, evviva le ronde”. Così, Maurizio esprime la sua voglia di “scendere in campo” sulla bacheca di Ronde, uno dei tanti gruppi dedicati al tema presenti su Facebook. Il via libera alle ronde cittadine è stato dato dal Consiglio dei ministri una ventina di giorni fa (articolo 46 del decreto legge sulla sicurezza). Da allora sono molte le città in cui sono già una realtà: Prato, Vicenza, Padova, Forlì, Napoli. A Crocetta del Montello (Treviso) è stata persino inaugurata la prima scuola di ronde, che ha suscitato non poche polemiche per la presenza del prefetto e del questore di Treviso alla presentazione del corso.
Ma c’è anche chi si oppone duramente a quella che è stata definita da molti una “giustizia fai da te”. Come il consiglio comunale di Torino, che ha approvato un ordine del giorno (presentato dal consigliere del Pdci Domenico Gallo) che invita sindaco e giunta a intervenire nei confronti del governo affinché sia ritirata la norma che istituisce le ronde di vigilanza.
Al di là delle decisioni dei singoli comuni, il dibattito resta comunque acceso e divide l’opinione pubblica. Anche in rete.
“Sono convinta che con le ronde non si potrà risolvere molto...ma nel frattempo in cui i "nostri" politici cambieranno le regole di convivenza (con gli immigrati, ndr)....forse i liberi cittadini si devono gestire...ovviamente senza armi” scrive Letizia sulla bacheca di Ronde, un gruppo che conta più di 300 iscritti.
“Sono giuste ma devono essere armate” è lo slogan del gruppo Ronde cittadine, che conta una sessantina di membri.
Per i membri di Pro Ronde, invece, l’unica arma da usare deve essere il cellulare, che permette di avvisare le forze dell’ordine in caso di necessità.
Qualcuno ricorda che sul sito della Lega è possibile compilare un modulo per segnalare le zone di degrado e far partire ronde civiche.
Ma le ronde cittadine non convincono tutti. “Sono stupide ed inutile e soprattutto politicizzate” si legge nella descrizione del gruppo Contro le Ronde stupide ed inutili. E ancora: “Ricordano purtroppo il peggior periodo storico dell'Italia e cioè, il ventennio fascista!”. Esprime dubbi anche Luca sulla bacheca del gruppo Contro le nuove ronde italiane “Il rischio è quello di buttare per le strade gruppi di persone autorizzate a pestare romeni e altri immigrati che ultimamente non godono di particolare simpatia, col rischio di manifestare ancora di più quella xenofobia latente. Penso sia più importante migliorare l'efficienza delle forze già esistenti”.
Le ronde accendono il dibattito anche fuori dai confini italiani. E il punto di vista viene inevitabilmente rovesciato. “Io mi sento insicuro.... Non vorrei farmi giustizia da solo (come va tanto di moda al giorno d'oggi) bensì dei gruppi di persone per sorvegliare e comunicare alle autorità competenti i comportamenti lesivi dell'ordine e della sicurezza pubblica” scrive in bacheca Dorando, fondatore del gruppo Ronde di San Marino, che raccoglie volontari per sorvegliare le zone più a rischio della Repubblica. E aggiunge: “Quanto agli Italiani, sono ben accetti, purché non vengano qui e pretendano di non rispettare le nostre leggi e di comportarsi come a casa loro. Se hanno un lavoro bene, altrimenti che vengano espulsi!” .
Qualcuno va oltre e prova a ironizzare: “Le ronde saranno costituite in maggioranza da ex poliziotti … quelli del G8 di Genova in pensione”, si legge sulla pagina del gruppo Spurghiamo le città dalle ronde padane.
“Diamo tutti quanti assieme un grandissimo contributo alle ronde e eliminiamo il marcio per rendere più sicure le nostre città e i nostri parenti, evviva le ronde”. Così, Maurizio esprime la sua voglia di “scendere in campo” sulla bacheca di Ronde, uno dei tanti gruppi dedicati al tema presenti su Facebook. Il via libera alle ronde cittadine è stato dato dal Consiglio dei ministri una ventina di giorni fa (articolo 46 del decreto legge sulla sicurezza). Da allora sono molte le città in cui sono già una realtà: Prato, Vicenza, Padova, Forlì, Napoli. A Crocetta del Montello (Treviso) è stata persino inaugurata la prima scuola di ronde, che ha suscitato non poche polemiche per la presenza del prefetto e del questore di Treviso alla presentazione del corso.
Ma c’è anche chi si oppone duramente a quella che è stata definita da molti una “giustizia fai da te”. Come il consiglio comunale di Torino, che ha approvato un ordine del giorno (presentato dal consigliere del Pdci Domenico Gallo) che invita sindaco e giunta a intervenire nei confronti del governo affinché sia ritirata la norma che istituisce le ronde di vigilanza.
Al di là delle decisioni dei singoli comuni, il dibattito resta comunque acceso e divide l’opinione pubblica. Anche in rete.
“Sono convinta che con le ronde non si potrà risolvere molto...ma nel frattempo in cui i "nostri" politici cambieranno le regole di convivenza (con gli immigrati, ndr)....forse i liberi cittadini si devono gestire...ovviamente senza armi” scrive Letizia sulla bacheca di Ronde, un gruppo che conta più di 300 iscritti.
“Sono giuste ma devono essere armate” è lo slogan del gruppo Ronde cittadine, che conta una sessantina di membri.
Per i membri di Pro Ronde, invece, l’unica arma da usare deve essere il cellulare, che permette di avvisare le forze dell’ordine in caso di necessità.
Qualcuno ricorda che sul sito della Lega è possibile compilare un modulo per segnalare le zone di degrado e far partire ronde civiche.
Ma le ronde cittadine non convincono tutti. “Sono stupide ed inutile e soprattutto politicizzate” si legge nella descrizione del gruppo Contro le Ronde stupide ed inutili. E ancora: “Ricordano purtroppo il peggior periodo storico dell'Italia e cioè, il ventennio fascista!”. Esprime dubbi anche Luca sulla bacheca del gruppo Contro le nuove ronde italiane “Il rischio è quello di buttare per le strade gruppi di persone autorizzate a pestare romeni e altri immigrati che ultimamente non godono di particolare simpatia, col rischio di manifestare ancora di più quella xenofobia latente. Penso sia più importante migliorare l'efficienza delle forze già esistenti”.
Le ronde accendono il dibattito anche fuori dai confini italiani. E il punto di vista viene inevitabilmente rovesciato. “Io mi sento insicuro.... Non vorrei farmi giustizia da solo (come va tanto di moda al giorno d'oggi) bensì dei gruppi di persone per sorvegliare e comunicare alle autorità competenti i comportamenti lesivi dell'ordine e della sicurezza pubblica” scrive in bacheca Dorando, fondatore del gruppo Ronde di San Marino, che raccoglie volontari per sorvegliare le zone più a rischio della Repubblica. E aggiunge: “Quanto agli Italiani, sono ben accetti, purché non vengano qui e pretendano di non rispettare le nostre leggi e di comportarsi come a casa loro. Se hanno un lavoro bene, altrimenti che vengano espulsi!” .
Qualcuno va oltre e prova a ironizzare: “Le ronde saranno costituite in maggioranza da ex poliziotti … quelli del G8 di Genova in pensione”, si legge sulla pagina del gruppo Spurghiamo le città dalle ronde padane.