No Gelmini. Un camper per iscriversi alla scuola di qualità

Cronaca
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“Io non ci sto”: è il nome della campagna contro le novità che a settembre i bambini della prima elementare troveranno in classe. Pullman e banchetti per raccogliere moduli attraverso i quali chiedere che sia mantenuta la scuola di oggi

di Chiara Ribichini

Un camper per iscrivere i bambini alla scuola elementare di oggi e non a quella prevista dalla riforma Gelmini (che da settembre 2009 sarà realtà). Un pulmino giallo itinerante che ogni giorno si sposta da una parte all’altra della città. A Milano, ma anche a Bologna. E’ la campagna iscrizioni alla buona scuola, una vera e propria segreteria ambulante che raccoglie i moduli integrativi attraverso i quali un genitore chiede che siano mantenuti i modelli organizzativi e didattici attuali. E, al grido di “Io non ci sto”, si diffondono a macchia d’olio iniziative simili. A Roma, Cuneo, Treviso, Padova e Cesena fuori dalle scuole al posto dei bus ci sono i banchetti. Ne è nato anche un forum dove è possibile trovare tutte le informazioni e tutti gli appuntamenti. Sul blog il diario del camper giallo, invece, i protagonisti dello scenario milanese si scambiano impressioni, idee, riflessioni, foto o video. Non li ferma né il freddo, né la pioggia né la notte.

“La nostra è una battaglia etica e non politica. Anche se non si hanno figli, bisogna lottare per la scuola che verrà” afferma Antonella, una maestra del comitato scuole di zona 3,  davanti alla scuola Emilio Morosini (Milano), dove il 4 febbraio si è fermato il pulmino giallo. Sulla giacca ha appeso un portachiavi con la scritta No Gelmini. Una scuola di qualità per una società migliore. Ai genitori che si fermano incuriositi consegna il modulo per richiedere il mantenimento del tempo pieno così come è strutturato oggi, “con 40 ore, con due insegnanti contitolari, corresponsabili e specializzati per aree disciplinari – si legge sul foglio - con 4 ore di compresenza, tempo mensa  come parte integrante del percorso educativo e assistita dagli insegnanti di classe”. Si tratta, ovviamente, solo di un desiderio. “La circolare n. 4 emanata il 15 gennaio parla chiaro: 30 e 40 ore solo se c’è la disponibilità in quell’istituto di poterle fare – spiega Antonella . E aggiunge: “Nel testo non si  fa il minimo accenno alle compresenze che, di fatto, spariscono”.

Secondo quanto previsto dalla riforma Gelmini, chi iscrive un figlio alla prima elementare può scegliere tra quattro diverse opzioni: 24 ore, 27 ore, 30 ore o 40 ore. Una scelta che per Cristina, genitore impegnato nella campagna “Io non ci sto”, non ha alcun senso. “La scuola non è un corso di nuoto in cui uno sceglie l’orario in base alla voglia che si ha. Chi ha preso le decisioni non sa niente della scuola. Vorremmo sapere quale è il valore di stare a scuola 24 ore e di avere un solo insegnante”. Anche lei indossa una spilletta con il disegno di una formica che sorregge il peso di un dito che vuole schiacciarla e la scritta Io difendo la scuola pubblica. E continua: “Hanno fatto una riforma secondo una logica molto semplice: il numero di insegnanti che volevano tagliare”. Cristina ha due figli: uno in terza elementare e uno in prima media. Nessuno dei due rischia ormai il maestro unico, ma “io lotto per quella scuola con i fiocchi che li ha fatti crescere. Io non voglio che il Paese perda questo valore”.
Hyejin Kim, una mamma di origine coreana, le consegna il modulo. “Compilando questo foglio mi sento più sicura. Ho paura che i miei figli perdano le attività extrascolastiche. Io sono molto contenta della scuola italiana”. Le fa eco Donata, nonna di una bimba che a settembre frequenterà la prima elementare: “Abbiamo paura che venga tolto il tempo pieno. Non so se con queste richieste sottoscritte riusciremo ad ottenere qualcosa, forse se siamo in tanti…” I moduli raccolti verranno messi tutti insieme in Piazza Duomo il 14 febbraio e consegnati all’ufficio scolastico regionale. “Il nostro obiettivo è il ritiro degli articoli della legge 133 che stabiliscono i tagli alla scuola. Anche se le speranze che la Gelmini possa tornare indietro sono poche, noi andiamo avanti” ci spiegano dal comitato scuole di zona 3. Perché proprio il giorno di San Valentino? “E’ la nostra dichiarazione d’amore nei confronti della scuola pubblica”

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