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Valanghe: cosa sono, perché si formano e quanto sono pericolose

Ambiente

Gabriele De Palma

©Getty

Monitorate e in molti casi disinnescate, le valanghe aumenteranno anche con il riscaldamento globale

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Nonostante il nuovo Dpcm abbia decretato la chiusura degli impianti sciistici per il periodo delle festività, questo inverno sui monti non mancheranno le valanghe. Un fenomeno naturale in molti casi monitorato e prevedibile che però continua a creare danni e vittime e che, per via del riscaldamento globale, è destinato a intensificarsi nel breve periodo.

Cosa sono 

Per valanga o slavina si intende la caduta improvvisa da un pendio di una grande massa di neve o ghiaccio. Il metodo di classificazione contempla diverse variabili, che vanno dal tipo di neve che si stacca dal pendio, al tipo di inclinazione dello stesso pendio, al livello di profondità del manto nevoso. Ce ne sono di aeree e di nubiformi, di versante o di colatoio, a lastroni o puntiformi, di superficie o di fondo. In tutte le manifestazioni che può assumere, la cosa più importante per persone e infrastrutture è la quantità di neve che si sposta e la velocità che raggiunge a fondovalle, che può arrivare fino a 300 Kmh.  

 

Perché si verificano

La neve e il ghiaccio si staccano da un pendio per qualche causa che modifica la coesione dei cristalli. Le più frequenti sono l’accumulo di grandi quantità su un pendio ripido e la differenza di consistenza tra diversi strati nevosi che si sovrappongono l’uno l’altro.

Le valanghe non sono solo un fenomeno naturale, anche l’uomo è causa di valanghe, accidentalmente - passando su un manto instabile con gli sci, ad esempio - o volontariamente, a scopo preventivo, innescandole tramite cariche esplosive controllate.

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Pericolo e storia

La pericolosità delle valanghe è riassunta in una Scala europea del Pericolo Valanghe, divisa in cinque fasce, da debole a molto forte. Negli anni sono cambiate le vittime delle valanghe, che fino agli anni ‘70 coincidevano sempre con residenti nei paesi di montagna mentre oggi, anche per l’esplosione del turismo alpino di massa, a soccombere sono sciatori e alpinisti. Nei registri dei disastri provocati dalle valanghe, la più nefasta fu quella avvenuta sulla Marmolada nel 1916, quando morirono 256 soldati. Una delle tragedie più recenti è quella occorsa il 18 gennaio 2017 a Rigopiano, dove una slavina distrusse un albergo e uccise 29 persone. Le ultime e più spettacolari - anche perché senza vittime - sono invece quelle catturate sul pianeta Marte dall’obiettivo del Mars Reconnaissance Orbiter la scorsa estate. 

 

Cosa fare

Dal 1966 il Club Alpino Italiano ha attivato il Servizio Valanghe Italiano per intervenire in caso di soccorso e soprattutto prevenire gli effetti dannosi di questi fenomeno naturali. Da allora è stata allestita una rete di rilevamento dati meteonivologici, da cui viene ricavato bollettino valanghe per tutte le catene montuose italiane

La prevenzione per il turista consiste, quindi, nel rispettare le indicazioni del bollettino valanghe e di rispettare le indicazioni della Protezione Civile. La prevenzione pubblica, invece, consiste nel monitoraggio che può portare alla decisione di provocare artificialmente una valanga isolando l’area interessata per evitare conseguenze peggiori. Inoltre vengono messe delle protezioni, lungo i versanti a maggior rischio, per trattenere la neve nel suo slittamento verso valle.

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Valanghe e crisi climatica

Purtroppo la crisi climatica in corso, con l’innalzamento delle temperature non migliorerà la frequenza delle valanghe, o almeno non nel breve termine. Se è vero che è sempre più rara la neve a basse quote e nel giro di pochi anni sarà un fenomeno insolito, è anche vero che l’instabilità climatica facilita anche a basse quote, almeno fino a quando nevicherà, manti nevosi poco compatti e omogenei. Mentre in alta quota il rischio sarà maggiore per via dello scioglimento del permafrost alpino che aumenterà fenomeni di smottamento

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