Dagli anni '50 a oggi, la superficie glaciale del nostro Paese si è ridotta del 30% passando da 527 km² a 370 km². E i glaciologi avvertono: «Entro il 2100 a rischio l'80% dei bacini idrici congelati»
Il cambiamento climatico rischia di far scomparire i ghiacciai italiani. Lo sostengono gli esperti, che indentificano come possibile punto di non ritorno il 2100: entro quella data, se non contrastato, il surriscaldamento globale causerebbe lo scioglimento dell’80% di tutti i bacini idrici congelati e in particolare di quelli che si trovano sotto i 3.500 metri.
Un fenomeno che parte da lontano
Sebbene sia finito sotto gli occhi di tutti soprattutto dopo il crollo della Marmolada di domenica, lo scioglimento dei ghiacciai è un fenomeno che parte da lontano. Confrontando i dati Catasto Ghiacciai Italiani si scopre infatti che dagli anni ’50 a oggi la superficie glaciale del nostro Paese si è ridotta del 30% passando da 527 km² a 370 km². Si tratta di un ritmo pari a 3 km² l’anno, l’equivalente del lago di Como. In sostanza, il numero assoluto di ghiacciai è aumentato da 838 a 903 ma solo perché quelli più grandi si sono frammentati creandone altri più di dimensioni inferiori.
Tre i ghiacciai sopra i 10 km²
In Italia ci sono tre ghiacciai con una superficie superiore ai 10 km²: il ghiacciaio del Forni nel parco dello Stelvio, quello di Miage in Valle d’Aosta e il più grande di tutti nonché il più frequentato dagli escursionisti, il ghiacciaio dell’Adamello situato nell’omonimo parco.
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Escursioni ancora possibili
Dal punto di vista escursionistico, tutti i principali ghiacciai dell’arco alpino ad eccezione di quello della Marmolada restano aperti: questo significa che è possibile compiere escursioni a Miage, Mer de Glace, Cervino, Belvedere, Indren e anche sui ghiacciai di Adamello, di Planpincieux e dei Forni.