Caravella portoghese, dove è stata avvistata in Italia e cosa fare in caso di contatto
AmbienteIntroduzione
Il cambiamento climatico sta modificando profondamente gli ecosistemi marini, spingendo specie oceaniche verso acque prima estranee. Tra queste, la caravella portoghese (scientificamente Physalia physalis) è un caso emblematico. Originaria di acque calde dell’Atlantico, si sta progressivamente avvicinando alle coste europee e del Mediterraneo, mettendo in allerta istituzioni e bagnanti. In Italia, seppure ancora rara, la sua presenza è in aumento, evocando la necessità di conoscere bene cosa fare in caso di contatto
Quello che devi sapere
Cos’è la caravella portoghese
Non si tratta di una medusa, pur presentando un aspetto simile. La caravella portoghese è un sifonoforo, un organismo coloniale composto da zooidi specializzati appartenenti a quattro tipologie diverse. Questi zooidi sono connessi e interdipendenti, formando un unico insieme funzionale. Regge il galleggiamento grazie a una sacca piena di gas, il pneumatoforo, che può oscillare in trasparenza e tinte variabili. Sotto la superficie si estendono i tentacoli, che possono raggiungere anche i 30 metri, contenenti nematocisti (cellule urticanti) con oltre dieci tipi di veleno, ciascuno con caratteristiche proprie e colore identificativo
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Il ruolo del cambiamento climatico e l’arrivo in Europa
Il riscaldamento globale sta spostando molte specie marine verso nord. La caravella portoghese, originaria di acque tropicali e subtropicali (Atlantico, Oceano Indiano, Caraibi), è ora segnalata con frequenza crescente in Europa occidentale: Spagna, Francia e, anche se più raramente, Italia. Secondo WWF e istituti di ricerca, la sua presenza nel Mediterraneo non è propriamente recente: studi storici mostrano reperti databili a metà Ottocento. Tuttavia, il riscaldamento delle acque e le correnti condizionate dal clima favoriscono spostamenti maggiori e più frequenti verso le nostre coste

Dove è stata avvistata in Italia
In Italia gli avvistamenti rimangono sporadici ma riguardano soprattutto il Sud e le isole maggiori. Zone segnalate includono la Sicilia (tra cui lo Stretto di Messina e le coste attorno a Catania), la Sardegna e, in casi precedenti, anche il mar Ligure. Il primo caso noto nel Mediterraneo risale al 26 agosto 2010, a Villaputzu (Cagliari). Episodi di puntura, anche gravi, sono stati registrati in Sicilia, con una donna ricoverata in terapia intensiva dopo un contatto vicino alle isole Ciclopi
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I rischi per l’uomo
Il contatto con i tentacoli della caravella portoghese può provocare dolore intenso, eritemi e bolle simili a scottature, ferite che possono durare fino a tre giorni. I sintomi, di solito dolorosi ma transitori, possono però sfociare in condizioni più gravi: shock anafilattico, febbre, malessere diffuso, disturbi cardiopolmonari. Solo raramente puà causare la morte. Vanno osservati segnali d’allarme come dolore persistente, esantemi peggiorativi, linee arrossate verso i linfonodi o estensione delle aree infette

Cosa fare in caso di contatto
Nel caso incontri una Caravella portoghese durente un bagno al mare, il primo passo è mantenere la calma e uscire immediatamente dall’acqua. Non si devono né toccare né danneggiare gli esemplari, vivi o morti, perché possono restare urticanti per giorni dopo lo spiaggiamento. Se si viene punti, è controindicato risciacquare con acqua dolce, strofinare, applicare sabbia, ammoniaca o altri rimedi casalinghi: questi possono attivare ulteriori nematocisti. I tentacoli o i resti non devono essere rimossi manualmente. Le raccomandazioni mediche consigliano invece l’immersione della parte colpita in acqua calda (circa 45 °C) per i successivi 20 minuti, per neutralizzare i peptidi termolabili del veleno. Al più presto va richiesto l’intervento sanitario e, parallelamente, va allertata la Capitaneria di Porto o l’ISPRA, affinché le autorità possano mettere in sicurezza l’area, avvertire altri bagnanti e valutare eventuali chiusure di tratte di costa
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