Spiagge italiane a rischio, entro il 2050 il 20% potrebbe sparire

Ambiente
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Introduzione

I lidi del nostro Paese sono in pericolo: entro 25 anni il 20% potrebbe sparire. E tra 75 anni potrebbero scomparire quattro spiagge su 10, come certifica il Rapporto della Società geografica italiana “Paesaggi sommersi”. Innalzamento dei mari, rischi di inondazioni, erosione, pressione demografica e urbanistica sono i fattori che incideranno di più. La possibile scomparsa di molte spiagge italiane avrà anche ripercussioni di tipo economico: una perdita attesa di circa 30 miliardi di euro per il 2050 e di 80 miliardi per il 2100. Ma quali sono le zone a rischio? E quali le possibili soluzioni?

Quello che devi sapere

La Sardegna

Tra le zone più a rischio c'è la Sardegna. Qui nel 2100 sia il golfo di Cagliari sia quello di Oristano potrebbero trasformarsi in un arcipelago costiero, con nuovi attracchi.

  • La simulazione per il golfo di Cagliari, dove si trova il Poetto, una delle spiagge cittadine maggiori d’Europa (8 chilometri), nonché tra le più belle e frequentate dell’Isola, prevede che un’area compresa tra 45 km2 e 60 km quadrati andrà sotto l'acqua, con una penetrazione del mare fino a 12 km nell’entroterra. 
  • Nel golfo di Oristano, che ospita spiagge come quella di Arborea e di Torregrande, l’estensione delle aree sommerse è stata valutata tra 86 km2 e 124 km2, con una ingressione marina fino a 10 km.

 

Per approfondire:

Su Insider: Il fenomeno “spiagge vuote” visto dal bagnino d’Italia

Puglia

Una “marcata probabilità di inondazione” è segnalata anche per la costa pugliese intorno al Gargano, nell’area del Golfo di Manfredonia che arriva fino a Trani e include Barletta.

 

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Alto Adriatico, i rischi per Friuli Venezia-Giulia, Veneto ed E-R

Tra le aree interessate dal rischio c’è anche quella dell’Alto Adriatico, una delle zone europee di gran lunga più esposte, in Friuli Venezia-Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna. Nella zona è previsto un arretramento della linea di costa che si estende su tutto il Delta del Po, fino ai Colli Euganei e, nello scenario peggiore, addirittura a Ferrara.

 

Entro il 2050 lo scenario più critico è previsto nel Friuli-Venezia Giulia, in particolare nella zona di Trieste, la più colpita tra tutte le Province italiane. Anche la provincia di Rovigo si colloca tra quelle più in pericolo, per via dell’elevatissimo rischio di inondazioni che l’area del Delta del Po subisce per via della crisi climatica.

Tirreno, a rischio Toscana, Lazio e Campania

A rischio inondazione al 2100 anche diverse aree costiere nel Tirreno settentrionale e centrale: a rischio Toscana, Lazio e Campania, con tratti di costa importanti e territori densamente urbanizzati.

  • In Toscana si prevede il “contornamento” di Pisa già nello scenario al 2050 e di Grosseto al 2100 da parte delle acque marine, 
  • mentre nel Lazio le criticità si concentreranno a Fiumicino, inclusa la zona dell’aeroporto e a Ostia. 
  • Più a Sud si arriva al golfo di Gaeta, tra Lazio e Campania.

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I problemi: la pressione turistica e non solo

Come sottolinea il Rapporto, vanno affrontate le questioni delle difese costiere, con le barriere artificiali che proteggono ormai più di un quarto delle coste basse, ma aggravano l'erosione e la vulnerabilità e saranno sempre più costose e meno efficaci.

 

Anche la pressione turistica esercita un ruolo importante, con i comuni costieri che offrono il 57% dei posti letto turistici, ma questo sviluppo incontrollato sta esacerbando la crisi.

 

La salinizzazione dei terreni agricoli, invece, ha fatto sì che nell'estate del 2023 il cuneo salino abbia risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, minacciando l'agricoltura e la disponibilità di acqua potabile.

 

Inoltre le aree protette, cruciali per la biodiversità, che tutelano il 10% delle acque e delle coste italiane, raramente dispongono di un piano di gestione adeguato.


Va poi ricordato che, nel complesso, porti e infrastrutture connesse si estendono in Italia per 2.250 km, e rischiano di essere pesantemente compromesse, con gravi effetti sulla qualità dei sistemi logistici.

Le possibili soluzioni

Intanto, come detto, nel 2100 saranno diverse le aree sotto il livello del mare, con 800mila persone a rischio ricollocazione. Ma quali sono le possibili soluzioni? “Rinaturalizzare il più possibile è una prospettiva che potrebbe essere efficace”, ha spiegato il presidente della Società geografica italiana, Claudio Cerreti, a patto però di una “netta inversione di tendenza”. Al contempo occorre anche evitare i catastrofismi, “proponendo ai decisori politici un quadro equilibrato e, su quella base, possibili interventi di mitigazione dei problemi”.

 

Per approfondire:
Spiagge, quali sono i lidi e gli stabilimenti di lusso più costosi d'Italia? LA CLASSIFICA

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