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Pesce palla argenteo nell'Adriatico, è velenoso per l'uomo e danneggia il settore ittico

Cronaca
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Questa specie aliena sarebbe arrivata qualche anno fa nel Mediterraneo attraverso il canale di Suez, approfittando della cosiddetta migrazione lessepsiana. Il primo avvistamento risale al 2013 a Lampedusa. Rappresenta un rischio diretto per i bagnanti, pescatori e turisti, in quanto contiene una pericolosa neurotossina, e la sua presenza può avere pesanti conseguenze sugli ecosistemi locali

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Si fanno più frequenti gli avvistamenti nel Mar Adriatico del pesce palla argenteo, animale altamente velenoso per l'uomo che potrebbe creare anche ingenti danni al settore della pesca nel nostro Paese. Si tratta di una specie aliena rispetto a quelle normalmente presenti nel Mediterraneo fino a qualche decennio fa. Il pesce era stato catturato nell'Alto Adriatico nell'ottobre 2024, nella baia di Medulin a Istria, da due pescatori croati che, rimasti sorpresi dalle sembianze del pesce, avevano deciso di interrompere l'attività per portarlo all'Università di Pola. Secondo quanto raccontato dai pescatori, l'animale catturato si era infatti gonfiato, emettendo suoni strani, mentre mostrava i denti appuntiti e minacciosi. 

Pesce palla argenteo - ©Getty

L'origine del pesce palla argenteo

Il misterioso pesce trovato dai due pescatori è stato identificato come Lagocephalus sceleratus, pesce palla argenteo velenoso, originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso. Secondo il parere degli esperti, sarebbe giunto nei nostri mari già da qualche anno, passando attraverso il canale di Suez, grazie alla cosiddetta migrazione lessepsiana. Attualmente la sua presenza è stata confermata nel Nord Adriatico, ma erano già stati registrati avvistamenti in diverse zone d'Italia negli anni passati. Quelle di Istria sono le segnalazioni più a nord mai riportate e sono prova di una diffusione inarrestabile della specie.

Perché il pesce palla argenteo è velenoso: la tetrodotossina

Secondo quanto affermato dal quotidiano La Stampa, il vero pericolo del Lagocephalus non sta nel suo aspetto minaccioso, ma nella tetrodotossina contenuta in fegato, gonadi, pelle e intestino di questo animale: una neurotossina cento volte più potente del cianuro, letale anche dopo la cottura del pesce. Mangiarlo per errore può portare alla paralisi respiratoria e al decesso. Per questo, l’Unione Europea vieta la commercializzazione di tutti i pesci della famiglia Tetraodontidae. Secondo l’Oceanus Research Group, è tra le peggiori specie invasive del Mediterraneo.

Un problema per l’ecosistema

Il Lagocephalus presenta potenti mascelle a becco in grado di frantumare crostacei e molluschi, ma anche di danneggiare reti da pesca e attrezzature. In caso di morso a un essere umano - per effetto del suo veleno - può portare a gravi conseguenze, anche amputazioni di arti, e ha un comportamento definito “aggressivo” dagli esperti. Secondo lo studio pubblicato su Acta Ichthyologica et Piscatoria, rappresenta un rischio diretto per i bagnanti, pescatori e turisti, con considerevoli effetti sugli ecosistemi locali. Si nutre di tutto ciò che trova: riduce le popolazioni di molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. 

La presenza in Italia

Il primo avvistamento di questa specie nelle acque italiane risale al 2013 a Lampedusa. Da allora, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha raccolto segnalazioni da Trani nel 2014, Briatico due anni dopo, Capo Peloro, Palinuro, Monopoli. Ora, con l’arrivo a Istria, l’allerta si estende anche l’Alto Adriatico. 

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