Incendi record: l'Europa non è mai andata a fuoco come quest'anno

Brucia l’Europa, e non è mai bruciata tanto nemmeno in questo periodo dell’anno, da sempre il più infuocato. Nelle ultime due settimane sono stati stracciati tutti i precedenti record degli ultimi vent’anni. A dirlo l’ultimo aggiornamento del programma di monitoraggio Copernicus - European Forest Fire Information System , che fotografa la situazione al 19 agosto. Le alte temperature, sia diurne sia notturne, protrattesi su buona parte del continente e in particolar modo sulla penisola iberica hanno creato le situazioni ideali per l’innescarsi di molti focolai. E ora è lotta contro il tempo per ridurre i danni. Verso un milione di ettari Se fino all’inizio di luglio si viaggiava, sì, sopra la media europea degli anni scorsi ma ben al di sotto degli picchi peggiori, da qualche giorno sono stati superati tutti i record precedenti. Dal 5 al 19 agosto sono bruciati più di 500 mila ettari di foresta, una superficie equivalente - km2 più, km2 meno - a quella di tutta la Liguria. E dall’inizio dell’anno siamo arrivati a una perdita di boschi e foreste di quasi 900 mila ettari, poco meno della superficie delle Marche. L’impennata nella quantità di superficie devastata degli ultimi giorni è largamente attribuibile all’emergenza ancora in corso in Spagna e Portogallo, dove sono più di 300 mila ettari persi in meno di due settimane, e dove sono state le regioni settentrionali - Galizia e Castilla y Leon - a patire i maggiori danni, tanto che per la prima volta nella storia è stato interrotto anche il Cammino di Santiago. Il meccanismo di protezione civile allestito dall’Unione europea, rescEu, ha ricevuto quest’anno già 18 richieste di intervento per gli incendi, con 11 richieste giunte nelle ultime due settimane. Un totale destinato ad aumentare almeno nel prossimo mese, anche se è già stato superato il numero di interventi rispetto a tutto l’anno precedente, quando furono sedici le emergenze. Italia Solo una volta, invece, è stato necessario l’intervento della task force europea in Italia. È accaduto per l’incendio che ha colpito le pendici del Vesuvio, inclusa parte dell’omonimo Parco, il 9 agosto scorso. L’Italia, infatti, rispetto alla penisola iberica e i Balcani è stata ben più fortunata. E, pur essendo anche quest’anno sopra la media di ettari bruciati negli ultimi vent’anni, è ben al di sotto delle stagioni peggiori. Rispetto alle altre regioni mediterranee, la penisola italiana ha patito meno la siccità, molto meno che negli ultimi due anni, come mostrano i bollettini mensili dell’Osservatorio siccità nazionale. Restano, peraltro, da tenere sotto osservazione i dati sulle precipitazioni nelle regioni del sud, dove quest’anno è soprattutto la Puglia a essere più a rischio di nuovi focolai. Emissioni CO2 Il problema degli incendi non è solo l’impatto che hanno sulla vegetazione, sulla fauna e sugli insediamenti umani. La combustione genera, infatti, anidride carbonica, che si va ad aggiungere a quella più direttamente antropica prodotta dalle attività dell’uomo. E così, a fronte di un record di aree andate in fumo, anche la quantità di CO2 rilasciata in atmosfera ha toccato il record degli ultimi anni. Dall’inizio dell’anno, e per la prima volta negli ultimi 20 anni, sono state emesse più di 30 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Più del doppio della media e 3 milioni in più rispetto al peggiore dato dal 2003. Non resta che seguire gli sviluppi della situazione in tutto il continente, consapevoli del fatto che i dati sono destinati a peggiorare almeno nelle prossime settimane. In attesa che anche il cielo aiuti, anche se la perturbazione che da oggi investe il nostro Paese non interessa né la penisola iberica né i Balcani, dove le prime precipitazioni sono attese non prima dell’inizio della prossima settimana.

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Gabriele De Palma