Su ChatGPT ora puoi personalizzare il tono delle risposte

OpenAI ha reso disponibile un aggiornamento significativo per la propria intelligenza artificiale conversazionale, ChatGPT, introducendo una serie di impostazioni che permettono di personalizzare direttamente il modo in cui l’assistente virtuale comunica con l’utente. L’aggiornamento, lanciato negli ultimi giorni, è stato annunciato dall’azienda attraverso il proprio profilo ufficiale su X e inserito nelle app mobile e nel sito web sotto la sezione dedicata alla personalizzazione dell’esperienza. L’obiettivo dichiarato è dare agli utenti maggiore controllo sul tono di voce e sull’espressività del bot, andando oltre le precedenti opzioni di base come “professionale”, “amichevole” o “schietto”. Con le nuove impostazioni è infatti possibile scegliere quanto “caloroso” o “entusiasta” debba risultare ChatGPT nelle risposte - talvolta, infatti, appare davvero troppo accondiscendente, zelante o frizzante - con tre livelli disponibili per ciascun parametro che corrispondono a predefinito, più o meno amichevole e cordiale o energetico ed entusiasta. Come funziona la personalizzazione La sezione di personalizzazione si trova all’interno delle impostazioni dell’applicazione o dell’interfaccia web, sotto il profilo utente. Una volta cliccato sul proprio account ed entrati nel menu “Personalizzazione”, gli utenti possono selezionare le nuove caratteristiche aggiuntive e regolare separatamente la cordialità, l’entusiasmo ma anche l’uso di emoji e l’impiego di intestazioni e liste nelle risposte – ChatGPT adora gli elenchi, spesso e volentieri infilandoli del tutto fuori luogo. Queste modifiche si applicano alle interazioni future e consentono di modellare il comportamento del chatbot secondo lo scopo d’uso che sia un contesto formale, creativo o ludico. C’è anche uno spazio in cui è possibile inserire, in linguaggio naturale, delle indicazioni su stile, impostazione e tono delle repliche. Questi controlli si affiancano alle opzioni di personalizzazione già esistenti, come la scelta di uno stile di base che influisce sul registro linguistico generale, e permettono un affinamento molto più fine delle risposte generate dall’intelligenza artificiale. Per esempio, se si utilizza spesso ChatGPT per compiti professionali, l’utente può ridurre l’uso di emoji e mantenere risposte più sobrie mentre per conversazioni informali può aumentare il calore e l’entusiasmo. Come sempre, dipende dall’uso che se ne fa. Contesto e reazioni L’introduzione di questi strumenti di personalizzazione arriva in un periodo in cui il tono delle intelligenze artificiali conversazionali da aspetto francamente collaterale è diventato un tema centrale per molti utenti. E alcuni aspetti, come l’estrema accondiscendenza o la cosiddetta piaggeria algoritmica sono diventati elementi strutturali che stanno rimodulando il nostro rapporto con questi sistemi. Per molti le versioni recenti del modello risultavano troppo formali o appunto troppo compiacenti, con risposte percepite come eccessivamente gentili o poco naturali rispetto alle aspettative dell’utente. OpenAI ha quindi cercato di rispondere a queste critiche offrendo la possibilità di calibrare direttamente questi aspetti dell’interazione. D’altronde, per il momento, la nostra unica modalità di interfaccia con i chatbot è quella linguistica, e il confine sottile che separa istruzioni da relazioni sta ridisegnando in profondità la nostra stessa concezione di questi sistemi. La possibilità di modulare aspetti come entusiasmo e calore, che ci pare una novità interessante ma limitata, tocca in realtò anche questioni più ampie sulla natura dell’interazione uomo-macchina e sulla personalizzazione delle esperienze digitali. Un aggiornamento che punta a rendere ChatGPT non solo più utile dal punto di vista funzionale, e più adattabile alle preferenze personali di ciascun interlocutore umano, ma che dimostra in modo lampante in che razza di tunnel ci siamo infilati.

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Simone Cosimi