
La formica di fuoco è in Italia: quasi 90 nidi in Sicilia. Perché è considerata pericolosa
La chiamano anche formica guerriera, il nome scientifico è Solenopsis Invicta. Originaria del Sud America, in meno di un secolo - trasportata dal vento e tramite il commercio marittimo - è arrivata un po' ovunque. L'Europa finora aveva restitito, ma adesso è stata accertata la sua presenza nel Siracusano. A lanciare l'allarme di una possibile diffusione incontrollata è la rivista Current Biology. Dalle punture dolorose ai rischi per l'ecosistema e per l'uomo: cosa sappiamo di questa specie

La formica di fuoco è arrivata anche in Italia: circa 90 nidi sono stati scoperti in Sicilia, nella zona di Siracusa. Si tratta di una delle specie più invasive di tutte, presente già in diverse parti nel mondo. Per l’Europa è però il primo avvistamento ufficiale
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L’allarme è stato lanciato da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology, guidato dall’Istituto spagnolo di Biologia evoluzionistica (Ibe) e a cui hanno partecipato anche due atenei italiani, l'Università di Parma e l'Università di Catania
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La formica di fuoco (Solenopsis Invicta), nota anche come formica guerriera, è capace di diffondersi con estrema rapidità, causando potenzialmente impatti notevoli su ecosistemi naturali, agricoltura e salute umana. "I principali tipi di danni per l'uomo riguardano le apparecchiature elettriche e di comunicazione, e l'agricoltura", ha spiegato all’ANSA il ricercatore Mattia Menchetti dell'Ibe
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Per quanto riguarda gli ecosistemi, questa specie di formiche è considerata pericolosa perché è “un predatore generalista” e quindi “causa la diminuzione della diversità di invertebrati e piccoli vertebrati” nei luoghi in cui si insedia
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Non solo: “Grazie al veleno contenuto nel loro aculeo e alle colonie che possono raggiungere centinaia di migliaia di individui, possono avere un impatto anche su animali giovani, deboli, o malati", spiega sempre Menchetti

La Solenopsis Invicta deve il soprannome di formica di fuoco a uno dei suoi tratti più conosciuti: le sue punture sono molto dolorose e possono causare anche gravi reazioni allergiche. Originaria dell’America del Sud, si è diffusa rapidamente in altri Continenti, spostandosi con il vento e con l'aiuto degli esseri umani, che hanno contribuito attraverso il commercio marittimo e il trasporto di prodotti vegetali

È così infatti che la formica è arrivata, e ha colonizzato, Australia, Cina, Caraibi, Messico e Stati Uniti. Tutto in meno di un secolo

LA FORMICA DI FUOCO IN ITALIA – L’Europa era riuscita resistere meglio di altre zone del mondo. Adesso però si è scoperto che la formica di fuoco è arrivata anche qui. Lo studio è partito dopo che i ricercatori, che avevano visto alcune foto scattate in Sicilia, sono andati sui territori interessati per confermare l'identità della specie. Lì hanno trovato 88 nidi in un'area di 4,7 ettari, ognuno abitato da molte migliaia di formiche operaie

Confrontandosi con gli abitanti della zona, gli autori della ricerca hanno poi sentito parlare di alcune punture dolorose a partire almeno dal 2019. Si sospetta quindi l'estensione reale dell'area invasa sia più ampia di quella nota. E se per ora non si è ancora riusciti a capire con certezza come la formica di fuoco sia sbarcata in Italia, dalle analisi del Dna degli esemplari trovati è emerso che questa particolare popolazione proviene probabilmente dagli Stati Uniti o dalla Cina

Nello studio si legge poi che il 7% circa del continente europeo e il 50% delle città europee hanno condizioni adatte alla possibile diffusione della formica di fuoco: "Secondo i risultati del nostro modello ecologico, le grandi città costiere sono tra i siti più adatti ad ospitare S. invicta, in Italia come nel resto d'Europa”, spiega Menchetti

Ed è proprio questo a preoccupare, perché si tratta di città che rappresentano “centri nevralgici per il commercio” e che, essendo “molto interconnesse tra loro”, potrebbero consentire un più rapido diffondersi della formica. In più, secondo le previsioni dei ricercatori, aggiunge Menchetti, “con il cambiamento climatico le aree idonee al suo insediamento aumenteranno notevolmente"

I primi passi per cercare di fermare l'invasione sono già in corso, a partire dalla “pianificazione dell'eradicazione e il monitoraggio della specie da parte della Regione Sicilia”, continua Menchetti. A tal fine potrebbe rappresentare “un aiuto prezioso” la “partecipazione dei cittadini nella segnalazione della possibile presenza di S. invicta” - così da poter “coprire un'area più grande” - sia “attraverso i canali ufficiali che attraverso piattaforme di Citizen Science"
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