Inquinamento dei mari, obiettivo 14 dell'Agenda 2030 per proteggere oceani e biodiversità

Ambiente
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A sea turtle off the coast of Ilha Grande, in the bay of Angra dos Reis, Rio de Janeiro state, Brazil, on Sunday, March 26, 2023. The Brazilian Institute for the Environment and Renewable Natural Resources (Ibama) has fined Eletronuclear for an accident at the Angra 1 Nuclear Power Plant in September of last year in which the facility released water contaminated by radioactive material in to the bay of Angra dos Reis. Photographer: Dado Galdieri/Bloomberg via Getty Images

In tutto sono 17 i punti del programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Il punto 14 si concentra sulla tutela del mare

Diciassette punti per creare un futuro più inclusivo, ridurre le diseguaglianze e contrastare fame, povertà e disparità sociali. Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile è stato a inizio del 2016, quando è stata indicata la strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni, con l'impegno di raggiungere gli obiettivi entro il 2030. Al punto 14 si affronta il tema della "Vita sott'acqua".

Obiettivo 14

Cosa dice il punto 14? Che entro il 2025 bisogna prevenire e ridurre in modo significativo l'inquinamento marino di tutti i tipi, in particolare quello proveniente dalle attività terrestri, compresi i rifiuti marini e l'inquinamento delle acque da parte dei nutrienti e che "entro il 2030 bisogna aumentare i benefici economici derivanti dall'uso sostenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari e i paesi meno sviluppati, anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell'acquacoltura e del turismo". Non solo. Anche "aumentare le conoscenze scientifiche, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento di tecnologia marina, tenendo conto dei criteri e delle linee guida della Commissione Oceanografica Intergovernativa sul trasferimento di tecnologia marina, al fine di migliorare la salute degli oceani e migliorare il contributo della biodiversità marina per lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo, in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati". E "assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’accesso alle risorse e ai mercati marini; migliorare la conservazione e l'uso sostenibile degli oceani e delle loro risorse tramite l’applicazione del diritto internazionale, che si riflette nell’UNCLOS, che fornisce il quadro giuridico per l'utilizzo e la conservazione sostenibile degli oceani e delle loro risorse, come ricordato al punto 158 de “Il futuro che vogliamo”.

Una immagine diffusa il 28 aprile 2016 dall'ufficio stampa di Greenpeace, riguardante l'attività della sua nave Esperanza, che ha raggiunto l?Oceano Indiano, dove è impegnata in una spedizione pacifica per fermare le pratiche di pesca di Thai Union, il colosso mondiale del tonno in scatola, proprietario anche del marchio italiano Mareblu. ANSA / US GREENPEACE
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