Rilasciata pochi giorni fa dalla polizia tedesca per le proteste contro l'espansione delle attività estrattive di carbone a Lutzerath, la ventenne attivista svedese ha attaccato Davos, dove si riuniscono "le persone che più stanno alimentando la distruzione del pianeta", ed è "assurdo" ascoltarle”
Mentre la riunione del World Economic Forum (WEF) si avvicina alla sua conclusione a Davos, accompagnata da una trentina di attivisti di Fridays For Future, Greta Thunberg ha sfidato le temperature sotto lo zero per manifestare contro i cambiamenti climatici, tra gli slogan "Cosa vogliamo? Giustizia climatica. Quando la vogliamo? Ora" e "I combustibili fossili devono sparire", “Tienilo sotto terra”. Rilasciata pochi giorni fa dalla polizia tedesca per le proteste contro l'espansione delle attività estrattive di carbone a Lutzerath, la ventenne attivista svedese ha evidenziato che a Davos si riuniscono "le persone che più stanno alimentando la distruzione del pianeta", ed è "assurdo" ascoltarle”. Greta Thunberg torna così all'attacco del Forum economico mondiale, criticando aspramente la logica stessa dell'organizzazione tesa a far dialogare gli 'stakeholder' fra loro. Da ricordare che proprio Davos ha dato in passato enorme visibilità ai Fridays for Future che hanno fatto la fama di Greta, che da questo ‘palco’ ha preso di nuovo di mira quelli che hanno come priorità "la loro ingordigia, profitti di breve periodo sopra la gente e il pianeta".
Le 4 attiviste contro i combustibili fossili
L’appello è arrivato a poche ore dal panel di discussione in cui John Kerry, inviato Usa per il Clima, ha cercato di spiegare i progressi contro il cambiamento climatico di fronte a una scettica Helena Gualinga, attivista ecuadoregna che accompagna Greta nelle sue battaglie assieme a Vanessa Nakate e Luisa Neubauer. Le 4 attiviste hanno lanciato una petizione che ora supera le 900.000 firme contro i manager di Big Oil, i grandi gruppi energetici, che "sapevano da decenni che i combustibili fossili causano catastrofici cambiamenti climatici", e ci hanno "ingannato". A dar loro man forte, ci sono i dati dell'Agenzia internazionale dell'Energia guidata da Fatih Birol, che ha lanciato l’allarme: l'obiettivo di contenere il riscaldamento della terra a 1,5 gradi è perso, se non si interromperanno nuove estrazioni di gas, carbone, petrolio. Da qui un'esortazione costruttiva: se gli investimenti in energia pulita saliranno da 1.500 a 4.000 miliardi di dollari, l'obiettivo degli 1,5 gradi si raggiunge e non c'è bisogno di allargare le estrazioni di combustibili. Una cosa è evidente: a Davos si incontrano e si scontrano due mondi, quello della generazione dei Fridays e quella dei supermanager.