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Cop27 in Egitto, cosa aspettarsi dalla Conferenza sul clima a Sharm el-Sheikh

Ambiente

Alberto Giuffrè

©Ansa

Dal 6 al 18 novembre si tiene il più importante appuntamento dell'anno dedicato alla lotta alla crisi climatica. Dalla riduzione delle emissioni agli aiuti ai Paesi più poveri, ecco cosa potrebbe accadere

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È il più importante appuntamento dell’anno dedicato alla lotta alla crisi climatica: si chiama Cop27. Cop come "conferenza delle parti", cioè i quasi 200 Paesi che partecipano. Ventisette come il numero di edizioni. Quella di quest’anno si apre domenica 6 e si tiene a Sharm el-Sheikh fino a venerdì 18.

 

Dove eravamo rimasti

Ci eravamo lasciati alla Cop26 di Glasgow, con la commozione e le scuse per i timidi passi avanti fatti nella negoziazione. Ci ritroviamo in Egitto con una situazione resa ancora più complessa dalla guerra in Ucraina e dalla crisi energetica. Nel frattempo, però, il Clima che cambia continua a farci toccare con mano alcune delle sue conseguenze più gravi. Lo abbiamo visto in Italia con la siccità e con tragedie come quella della Marmolada e lo abbiamo visto in Pakistan dove più di un terzo del Paese è finito sott’acqua nei mesi scorsi.

Mitigazione, cioè ridurre le emissioni

Si riparte allora dalla cosiddetta mitigazione, cioè la riduzione delle emissioni dei gas che cambiano il clima. Non superare il grado e mezzo di riscaldamento globale rispetto al periodo preindustriale rimane l’obiettivo: è la soglia critica che ci separa da conseguenze sempre più gravi. Al momento siamo a 1,1 gradi. E gli ultimi dati del rapporto Unep dicono che, con le politiche attuali dei governi, la traiettoria della temperatura porta a un aumento di 2,8 gradi. Ben al di sopra il limite che i Paesi si sono impegnati a non superare nell’accordo di Parigi.

Servirebbero la famosa transizione. Il recente rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia offre allora qualche timido segnale di ottimismo, arrivando a dire che la guerra potrebbe addirittura accelerare il passaggio dai combustibili fossili all’energia pulita.

Perdite e danni

La guerra però rischia di continuare a togliere attenzione e risorse da uno dei temi che sarà centrale durante la Cop27, il cosiddetto Loss and damage. I soldi che i Paesi più ricchi devono dare a quelli in via di sviluppo per i danni già subiti da una crisi che non hanno contribuito a creare. Non carità ma un rimborso.

Altri soldi sono quelli promessi ai Paesi più poveri per adattarsi alla crisi. Per il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres la cop "deve fornire almeno un acconto per queste soluzioni". Deve farlo senza la pressione dei movimenti di protesta tenuti lontani dalla sede della conferenza. 

Una Cop di passaggio?

La Cop27 è una cop africana ma considerarla per questo motivo una cop che non ci riguarda è il più grande errore che possiamo fare. Anche – ma non solo – perché si tratta di una cop mediterranea. A chi dice che sarà una cop leggera, quasi di passaggio, il nuovo segretario della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Simon Stiell, risponde dicendo che "non esiste niente del genere. Non ci sono Cop leggere”. Ma di passaggio invece sì. Come per tutte le altre Cop passate e per quelle che verranno, vale sempre ricordare che si tratta di appuntamenti in cui si fanno tagliandi decisivi, ma mai definitivi. Parte di un processo più lungo, in cui non ha senso affibbiare patentini di riuscita o fallimento.

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