Clima, rapporto Onu. Esperti: "Conseguenze irreversibili, adesso bisogna fare qualcosa"

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Secondo il sesto report Ipcc sul cambiamento climatico, fenomeni come ondate di calore, siccità, forti precipitazioni e scioglimento dei ghiacci saranno sempre più frequenti nei prossimi anni. Per le associazioni e le istituzioni a tutela dell’ambiente non c’è tempo da perdere. Tra le vie da percorrere la riduzione di gas serra e la decarbonizzazione dei processi economici. Sorvegliata speciale la zona artica

La temperatura media globale negli ultimi 50 anni è cresciuta a una velocità che supera i dati registrati in due millenni e continuerà a farlo fino al 2050. Solo tra il 2011 e il 2020 si è registrato un aumento di 1,09°C. È l’allarme lanciato dal sesto rapporto sul cambiamento climatico dell'Ipcc – Intergovernmental Panel on Climate Change. Secondo il report, con l’innalzarsi delle temperature diventeranno sempre più intensi e frequenti fenomeni come ondate di calore, forti precipitazioni, siccità e scioglimento del ghiaccio marino artico. Sono già in atto “conseguenze irreversibili” sullo stato di salute degli oceani che, insieme allo scioglimento dei ghiacciai, porteranno il livello del mare a continuare a salire nel corso del prossimo secolo. 

“Siamo indietro”

I risultati del rapporto dell’Ipcc, secondo l’ex segretario esecutivo della Convenzione ONU sul cambiamento climatico Christiana Figueres, sono “l’ennesimo campanello d’allarme, come se non ne avessimo avuti abbastanza”. Le sempre più frequenti ondate di calore, incendi e inondazioni costiere sono il segnale che “il cambiamento climatico sta accelerando” a una velocità rispetto alla quale, secondo Figueres, gli uomini “non stanno tenendo il passo: siamo molto indietro”. Per Giovanni Mori, portavoce di Fridays for Future Italia, il report non “dice cose sconosciute, ma ne dice una nuova: è ancora possibile frenare l’aumento della temperatura e bloccarlo intorno a 1,05°C. Questo mette la politica di fronte alle sue responsabilità”.

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Gas serra, anidride carbonica e tecnologie del futuro

Per Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, l’urgenza di fare qualcosa è “drammatica” e l’Italia dovrà “utilizzare tutte le risorse europee” per far fronte al problema. Passi in questo senso, spiega Ciafani, potrebbero essere il finanziamento di opere per la decarbonizzazione dell’economia e la semplificazione gli iter per promuovere l’uso delle energie rinnovabili. Necessario anche l’aggiornamento del piano nazionale energia e clima per conformarsi ai nuovi obiettivi europei che puntano a ridurre del 55% le emissioni di gas serra in Europa entro il 2030. Anche per Antonio Navarra, presidente Centro euromediterraneo per Cambiamenti Climatici, è necessario rimuovere i gas serra e, soprattutto, l’anidride carbonica dall’atmosfera. “Una sfida tecnologica enorme”, dice Navarra, secondo cui la potenza degli strumenti modellistici permette però di guardare al futuro e alla transizione ecologica con l’ambizione di governare i cambiamenti.

 

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La situazione delle zone artiche

Focus particolare dell’ultimo rapporto Ipcc è quello sullo stato della zona artica, tra le più colpite dal surriscaldamento globale, che ha portato “aumento del livello del mare, deossigenazione e acidificazione”, spiega Francesca Santoro, programme specialist UNESCO-IOCM. Lo scioglimento del ghiaccio marino e terrestre dell’artico, dice Santoro, avrà conseguenze “catastrofiche, principalmente sulle città costiere”.

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