
Sorrento riparte dall’arte contemporanea con la mostra “Il mare chiama chi ama il mare” a Villa Fiorentino. L’esposizione inaugura oggi 4 giugno (testi a cura di Nicola Veschi)

Prendi quattordici artisti (scultori, pittori, ceramisti, mosaicisti, fotografi) provenienti da diverse parti d’Italia e, in piena pandemia, chiedi loro di raccontare il mare. L’idea è venuta a Massimo Sepe, sorrentino doc famoso per la realizzazione di vetrate artistiche di chiese, edifici pubblici e non solo con la tecnica del vetro soffiato legato a piombo
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Il mare, l’orizzonte, l’infinito raccontati proprio durante un periodo storico in cui le nostre prospettive sono state ridotte, peggio ancora: confinate da un virus che ancora condiziona la vita di tutti noi
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Un respiro, insomma, una boccata d’ossigeno che arriva proprio quando le maglie delle restrizioni si stanno gradualmente allentando e l’approssimarsi dell’estate ci invita a immaginare viaggi, luoghi, vacanze. Quella libertà da tempo messa da parte
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È proprio questa la sensazione che si respira a Villa Fiorentino, a Sorrento, dove dal 4 giugno al 9 luglio sarà possibile visitare (gratuitamente per i residenti) la mostra “Il mare chiama chi ama il mare” patrocinata dal Comune di Sorrento e dalla Fondazione Sorrento che la ospita nella propria sede
Il sito internet della Fondazione Sorrento
Un racconto di sensazioni ed emozioni di chi il mare lo ama, gli artisti chiamati a raccolta da Massimo Sepe, e dedicato a chi ne sente il richiamo, che sia per qualche giorno di vacanza, o per tutta la vita
Il sito internet di Punta Campanella
Ma con qualcosa in più. Perché nel progettare questo lavoro collettivo i quattordici artisti (Caterina Bilabini, Gianfranco Capodilupo, Marco Gargiulo, Isabelle Lemaitre, Dino Maccini, Mariagrazia Manfredi, Raffaele Mellino, Alessandro Ottone, Antonio Schisano, Massimo Sepe, Elisabetta Surico, Veniero e Sergio Williams) hanno voluto raccogliere il grido di allarme che istituzioni e comunità scientifica hanno fatto già da tempo circa lo stato di salute dei nostri mari

Perché se è vero - come si legge all’ingresso dell’esposizione - che “siamo come isole nel mare, separate in superficie ma connesse in profondità”, allora la meraviglia che si prova ogni volta che ci si affaccia ad una terrazza sul mare non può dimenticare che troppo spesso quel bene così prezioso per la vita sulla Terra è deturpato e violentato dall’uomo che lo ha trasformato in una pattumiera

E così la scelta di utilizzare oggetti ritrovati in spiaggia per realizzare le sculture. Come “Pasqualo”, lo squalo fatto di lamiera riciclata e con la pancia imbottita di bottiglie di detersivo, sacchetti di plastica e altri oggetti (piccoli e grandi) che davvero infestano i nostri mari, anche in profondità, e purtroppo spesso si trovano negli stomaci dei pesci

La ricerca di oggetti abbandonati o trasportati sulla spiaggia dalle onde è uno degli elementi che accomunano le diverse opere d’arte esposte. Una balena sorride al suo cucciolo mentre nuotano: è la nuova vita dei pezzi di un timone rotto

L’associazione ambientalista è impegnata da sempre nella tutela delle aree marine protette e qui siamo proprio dentro ad un’area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo: Punta Campanella

Perché questo è un mare che ha ispirato poeti e cantanti e che attira visitatori da tutto il mondo proprio per la sua bellezza e ricchezza, tanto da avere quattro comuni “bandiera blu” (Sorrento, Vico Equense, Massa Lubrense e Piano di Sorrento)