
Coronavirus, allerta per mascherine e guanti intrappolati nelle reti da pesca
Fedagripesca-Confcooperative lancia l'allarme per i dispositivi anti-Covid abbandonati in mare, rifiuti altamente inquinanti che finiscono nelle reti dei pescatori italiani. Non c'è rischio di contaminazione, ma vengono colpiti flora e fauna marina. La maggior parte delle maschere monouso sono in poliestere e polipropilene e trattate con sostanze chimiche. Una volta sfaldate si tramutano in micro e nano plastiche. Secondo Opération Mer Propre, di questo passo nel Mediterraneo ci saranno più mascherine che meduse

Scatta l'allarme per guanti e mascherine anti-Covid abbandonati in mare che finiscono nelle reti dei pescatori italiani, un ennesimo rifiuto altamente inquinante che si aggiunge a bottiglie, bastoncini per la pulizia delle orecchie, buste di plastica e pneumatici
Mari inquinati: la classifica in Italia
La denuncia del nuovo rischio inquinamento è arrivata da Fedagripesca-Confcooperative che ha raccolto le segnalazioni dei pescatori lungo le coste italiane
Covid-19, in mare ci saranno più mascherin che meduse
Non c'è alcun rischio di contaminazione da coronavirus, visto che i dispositivi restano in acqua per giorni, ma vengono colpiti flora e fauna marina e le relative economie
Gli italiani al mare: pochi con la mascherina
La maggior parte delle mascherine monouso, infatti, sono in poliestere e polipropilene e trattate con sostanze chimiche
Oms non raccomanda utilizzo guanti monuso
Plastiche che, una volta sfaldate, si tramutano in micro e nano plastiche ingerite dai pesci
Sky Ocean Rescue, 3 anni dallo stop della plastica monouso
Se a questo dato si aggiunge uno scorretto smaltimento di mascherine, guanti e altri dispositivi anti-Covid, si arriva a numeri stratosferici

Secondo l'associazione francese Opération Mer Propre, con questo passo, nel Mediterraneo ci saranno più mascherine che meduse

"È impressionante la quantità di mascherine che porto a terra con le mie reti", ha raccontato all’Ansa un pescatore del Tirreno, visibilmente preoccupato, "in tanti anni che faccio questo mestiere di oggetti tirati su ne ho trovati tanti; pensi una volta ho 'pescato' perfino una lavatrice che mi ha strappato le maglie procurandomi un bel danno visto quanto costano. Va trovata una soluzione perché così non possiamo andare avanti"

Intanto in Thailandia c'è già chi ricava mascherine proprio dal riciclo delle reti da pesca, uno dei rifiuti più diffusi negli oceani

L'associazione ricorda, infine, i tempi medi di degrado di alcuni tra i materiali più comuni. Se sono eterne o quasi le bottiglie di vetro, ci vogliono mille anni per smaltire quelle di plastica e la metà del tempo per le lattine in alluminio

Si va, invece, dai 10 ai 20 venti anni per distruggere una busta di plastica, tra i 30 e i 40 per un bastoncino per la pulizia delle orecchie

Anche un torsolo di mela può lasciare una impronta che dura dai 3 ai 6 mesi, mentre non è stato ancora quantificato il tempo per distruggere una mascherina monouso