Ricerca, startup anti-spreco allungano la vita di frutta e verdura
AmbienteAlcune delle imprese più all'avanguardia in questo campo sono state scoperte dal Future Food Institute di Bologna. Tra le principali innovazioni ci sono gli imballaggi "intelligenti" e i condimenti creati dagli avanzi di prodotti freschi
La ricerca e l'innovazione tecnologica contro gli sprechi alimentari. Crescono le startup impegnate nella lotta per impedire che cibo ancora consumabile finisca nella spazzatura. Alcune tra le più interessanti le ha scoperte il Future Food Institute, fondato nel 2014 a Bologna e con sede anche a San Francisco.
Innovazioni contro gli sprechi
L'Istituto è noto per fare della food innovation uno strumento chiave per affrontare le grandi sfide del futuro. I suoi esperti sono impegnati da quattro anni, a livello mondiale, in un approccio nel quale la ricerca viene applicata alla creatività nel nome dell'economia circolare. In virtù di questi principi sono state scoperte e sostenute nuove aziende capaci di mettere in pratica tecniche innovative al servizio della lotta allo spreco. Alcuni esempi dei prodotti creati da queste imprese all'avanguardia sono gli imballaggi di cartone smart che allungano la vita a frutta e verdura o condimenti e salse create utilizzando solamente gli avanzi di prodotti freschi.
Tra le startup italiane segnalate dal Future Food Institute ci sono la Kanesis Canapa e la Bestack. La prima ha trovato il modo di produrre una bioplastica dalla canapa, del 30% più resistente e del 20% più leggera di quella creata dal petrolio; tra le applicazioni più interessanti vi è quella di utilizzarla come materiale di stampa in stampanti 3D. La seconda ha, invece, brevettato l'imballaggio intelligente: grazie ad una miscela di oli essenziali naturali ha un'azione antibatterica e fungina capace di prolungare la vita negli scaffali dei prodotti freschi.
Lo spreco di cibo in Italia
Realtà come queste potrebbero rappresentare una risposta concreta in un Paese come l'Italia che, solamente nel 2017, ha sprecato cibo per un valore di circa 16 miliardi di euro. I dati, forniti da Coldiretti, tracciano un quadro preoccupante secondo il quale la maggior parte del cibo che finisce nella spazzatura è quello non consumato quotidianamente nelle case, pari al 54% del totale. Seguono gli sprechi della distribuzione commerciale (15%), dell’agricoltura (8%) e della trasformazione (2%). Non si tratta quindi solo di un problema etico ma, come ha precisato Coldiretti, il fenomeno ha ripercussioni anche sul piano economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.