Stretto di Messina, recuperata tartaruga con plastica nello stomaco
AmbienteUn grosso esemplare maschio di Caretta caretta è stato tratto in salvo dal CRMT Brancaleone. Non riusciva più a immergersi per la presenza di materiale plastico nello stomaco - LO SPECIALE: SKY UN MARE DA SALVARE
Salvo per miracolo. Un grosso esemplare maschio di tartaruga marina Caretta caretta è stato ritrovato nello stretto di Messina. Si trovava in condizioni critiche a causa della presenza di plastica nello stomaco.
90 kg di peso e 1,5 metri di lunghezza
Nazzareno (così è stato ribattezzato dal Centro recupero tartarughe marine (CRTM) di Brancaleone, in onore del comandante della Capitaneria di Porto di Messina Nazzareno Laganà) pesa oltre 90 chilogrammi e ha una lunghezza complessiva di circa un metro e mezzo. Si trovava alla deriva nelle acque a largo di Torre Faro, nello stretto di Messina. Ma il personale del centro, coinvolto dalla Capitaneria di Porto della città siciliana, lo ha portato al sicuro.
Difficoltà di immersione
La Guardia Costiera, la prima ad avvistare la tartaruga, si era subito accorta che l'animale aveva evidenti difficoltà di immersione. Dopo aver constatato che aveva bisogno di aiuto, è stato deciso di contattare il CRTM Brancaleone. "È un evento molto raro dalle nostre parti avvistare un esemplare maschio adulto di questa grandezza", ha spiegato il responsabile del centro Filippo Armonio, intervenuto sul posto insieme alla responsabile dell'area ricoveri, Tania Il Grande. "Nonostante le dimensioni davvero notevoli e le difficoltà nella gestione del recupero di un esemplare così grande e selvatico, il personale della Capitaneria di Porto di Messina non ha esitato un attimo ad applicare tutto il protocollo di messa in sicurezza dell’animale in attesa del nostro arrivo", ha spiegato quest'ultima. "Per noi è importantissimo, perché permette di ridurre al minimo le fonti di stress e agevolare le cure ad un animale che versa già in condizioni critiche".
Plastica nello stomaco
Su Nazzareno, che ora si trova ricoverato al CRTM Brancaleone, sono state riscontrate la presenza di una ferita lacero-contusa sul carapace e di plastica nello stomaco, che comportava seri problemi di immersione. Un problema che purtroppo è molto frequente come dimostra un altro recente caso avvenuto in Thailandia. Nelle prossime ore la tartaruga sarà sottoposta a ulteriori indagini diagnostiche approfondite con la collaborazione del professor Antonio Di Bello dell'Università di Bari. Per ora resta il sollievo di aver salvato l'animale, insieme a qualche amara riflessione sull'inquinamento dei mari, come sottolinea Armonio. "A vedere dal vivo, con i propri occhi, un animale così grande e preistorico si resta davvero affascinati dalla sua maestosità e possenza", spiega. "Peccato che l’emozione iniziale lasci il posto, subito dopo, all’angoscia per ciò che la maggior parte di questi animali deve subire a causa delle attività umane quali la pesca e l’inquinamento. Siamo sempre più convinti che la sensibilizzazione delle generazioni future sia l’unica strada per salvare il nostro mare".