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Sos Terra, dal clima agli incendi: 2017 da dimenticare

Ambiente
Nel 2017 registrata concentrazione record di CO2 in atmosfera (Foto: Getty Images)

Siccità, incendi, aria sempre più inquinata, caldo record, oceani pieni di plastica e soprattutto l’accordo globale sul clima che perde un pezzo, gli Stati Uniti di Donald Trump. Si chiude un anno intenso per il pianeta Terra 

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L'uscita degli Usa di Donald Trump dall'accordo di Parigi sul clima ha contraddistinto l'agenda "verde" di tutto l'anno che sta per chiudersi. Il dibattito su riscaldamento globale e cambiamento climatico si è riacceso sulle ripercussioni che la decisione di Trump avrebbe avuto a livello globale. Per la Terra intanto si sono aperti scenari inesplorati. L'anidride carbonica torna a crescere, raggiunge concentrazioni mai viste nell'atmosfera, e la temperatura terrestre continua ad aumentare.

Clima anno zero, Trump contro tutti

Lo aveva promesso in campagna elettorale e ha mantenuto fede alla sua parola: a giugno Donald Trump annuncia ufficialmente che gli Stati Uniti si sfilano dall'accordo sul clima di Parigi. "Prima l'America", scandisce il presidente, mai più "accordi che vanno contro i suoi interessi". Il nuovo inquilino della Casa Bianca smonta l'eredità verde di Barack Obama pezzo per pezzo e spiega che Washington è pronta a negoziare una nuova intesa, a patto che non vada contro gli interessi americani: "Se ci riusciremo benissimo, altrimenti pazienza". Ma da Roma, Parigi e Berlino arriva un netto "no": l'intesa di Parigi "non è rinegoziabile". È lo strappo più grande da quando il tycoon si è insediato alla Casa Bianca, di fatto una sfida all'intera comunità internazionale.

Oceani al centro, guerra alla plastica

Nonostante Trump, il mondo non perde la sua coscienza verde. Le Nazioni Unite accendono i riflettori sugli oceani, "minacciati come mai prima d'ora", e dichiarano guerra alla plastica. Ce n'è talmente tanta nei nostri mari che se non si inverte la rotta entro il 2050 potrebbe addirittura superare (per peso) la quantità di pesce. Si calcola che ogni anno finiscano negli oceani più di 8 milioni di tonnellate di plastica, una minaccia per gli organismi marini, per gli equilibri degli ecosistemi e anche per l'uomo, visto che nemmeno la catena alimentare è immune ai rischi di contaminazione soprattutto per colpa delle microplastiche. Per questo a inizio 2017 l'Onu ha lanciato la campagna Clean Seas che ha raccolto adesioni a ogni latitudine: finora hanno aderito 32 governi. Lo scopo è quello di mobilitare politica, industria, cittadini, per migliorare la gestione delle plastiche nei processi industriali, per eliminare la plastica non riutilizzabile e per arrivare a ridurre drasticamente la plastica monouso entro il 2022.

CO2 da record

L'atmosfera terrestre non sta meglio degli oceani. L'aria che respiriamo è sempre più inquinata: la quantità di anidride carbonica ha raggiunto nel 2017 un nuovo record mondiale oltrepassando la soglia di 410 parti per milione (ppm). Non era mai successo in 50 milioni di anni, secondo gli storici del clima, e la colpa è sempre dei combustibili fossili che bruciando fanno alzare la temperatura del pianeta. La maggiore concentrazione di CO2 è infatti la principale responsabile del riscaldamento globale e di altri fattori che incidono sul cambiamento climatico. Le cattive notizie non sono finite: quest'anno le emissioni di anidride carbonica torneranno a crescere per la prima volta dopo tre anni di emissioni stabili. Un campanello d'allarme che gli scienziati invitano a non sottovalutare.

Terzo anno più caldo

Il riscaldamento globale avanza. Il 2017 si sta attestando come il terzo anno più "caldo" da quando sono iniziate le rilevazioni, nel 1880, il primo se si escludono i record degli anni influenzati dalla presenza del fenomeno di El Nino. Lo ha affermato l'Agenzia meteorologica mondiale a inizio novembre: tra gennaio e settembre la temperatura media della superficie del globo è stata di 1,1 gradi centigradi al di sopra della media dell'era preindustriale. Gli anni più caldi finora sono stati il 2016 e il 2015, entrambi però interessati da un El Nino particolarmente forte.

Uragani da record

Il riscaldamento globale ha contribuito a una stagione da record per gli uragani atlantici. È stata una delle stagioni più devastanti degli ultimi dieci anni, con un bilancio di danni pesantissimo negli Stati Uniti e nei Caraibi. Quest'anno si sono formate 17 tempeste tropicali, di cui 10 hanno acquistato la forza di uragano. Di questi 6 si sono fregiati dello status di uragani forti, di categoria da 3 a 5. In 12 anni nessun uragano di questa categoria aveva toccato il continente Usa. Quest'anno lo hanno fatto in due: Harvey e Irma. Maria ha devastato Puerto Rico. Le prime stime indicano per gli Usa danni per oltre 200 miliardi di dollari. Record che eclissa quello della stagione del 2005 colpita dall'uragano Katrina che mise in ginocchio New Orleans. Un uragano atlantico quest'anno si è diretto e ha colpito anche l'Europa: Ophelia.

Emergenze siccità e incendi

L'Italia nel 2017 ha registrato un triste primato in Europa. Secondo i dati raccolti dallo European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea il nostro è stato il Paese col maggior numero di incendi boschivi: 788 da inizio anno a fine novembre. L'Italia è seconda solo al Portogallo per superficie bruciata. Nel nostro Paese sono andati in fumo più di 141 mila ettari di bosco. Situazioni critiche non solo in estate ma anche in autunno, coi maxi roghi in Piemonte, i più gravi degli ultimi 50 anni. Un anno non solo di fuoco per l'Italia ma anche particolarmente secco. L'emergenza siccità ha caratterizzato tutta l'estate ed è proseguita anche in autunno. Secondo il Cnr il 2017 è stato l'anno più secco in Italia dal 1800 ad oggi: le piogge sono state oltre il 30% inferiori alla media del periodo di riferimento 1971-2000.

Uomo "vorace" di natura

Le risorse naturali, quelle che la Terra è in grado di rigenerare da sola, si esauriscono sempre prima. Quest'anno l'Earth Overshoot Day, il giorno in cui la popolazione mondiale ha consumato tutte le risorse terrestri disponibili per il 2017 è caduto il 2 agosto. Nel 2000 questa scadenza arrivava a fine settembre. Stiamo consumando il pianeta quasi due volte più velocemente della capacità naturale degli ecosistemi di rigenerarsi.

Glifosato: sì, no

Una decisione importante dal punto di vista ambientale è arrivata a fine novembre: l'Unione europea ha votato il rinnovo, per altri 5 anni, all'uso del glifosato. Si tratta di un controverso erbicida: la Iarc, l'Agenzia Internazionale della Ricerca sul Cancro, lo ha definito "probabilmente cancerogeno". Di parere opposto le conclusioni del Comitato per la valutazione del rischio dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), secondo cui il glifosato non dovrebbe essere classificato come cancerogeno, mutageno o come sostanza con effetti sull'apparato riproduttivo, sia per gli animali che per gli esseri umani. Quanto al voto Ue si sono registrati 9 Paesi contrari, tra cui l'Italia. Il nostro Paese punta all'utilizzo zero del glifosato entro il 2020.