Dopo le critiche per il ritiro Usa, il presidente chiama i leader: "Restiamo impegnati per l'ambiente". Poi Washington precisa: "Non abbiamo nulla di cui scusarci". Putin cauto: "Non lo giudico"
Bufera su Trump
Annunciando il ritiro dall'accordo di Parigi per combattere il riscaldamento globale, il presidente americano non ha messo in gioco (solo) il destino del pianeta ma la credibilità degli Stati Uniti e gli equilibri geopolitici globali. Non a caso due consiglieri del peso di Elon Musk e del Ceo della Disney si sono immediatamente dimessi. E la proposta di rinegoziare l'accordo è stata bocciata senza mezzi termini. Angela Merkel, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni lo hanno detto mentre ancora Trump parlava nel 'Rose Garden': "L'accordo non può essere rinegoziato". Fuori significa fuori, come per la Brexit. L'Ue ha subito annunciato di essere pronta a "riempire il vuoto" creato dal voltafaccia americano, disposta a cercare "nuove alleanze".
Cina e Ue: indietro non si torna
Al fianco ha immediatamente trovato la Cina. Il summit andato in scena con Jean-Claude Juncker, Donald Tusk ed il premier Li Keqjang è stato "il più fruttuoso di sempre", nella sintesi del polacco. In realtà è mancato l'accordo sulle questioni più spinose, la sovrapproduzione di acciaio cinese e lo status di economia di mercato che Pechino vuole e che l'Ue ancora non concede, ma "abbiamo trovato un terreno comune per il quale combattere insieme": difesa dell'accordo sul clima, del libero commercio e della globalizzazione. “Indietro non si torna” ha tuonato Juncker.
Critiche anche dal Vaticano
Trump ha scatenato la reazione di tutte le capitali. Anche di quelle più amiche. Da Londra Theresa May - che pure non ha firmato la dichiarazione con Germania, Francia e Italia - ha espresso la sua "delusione" direttamente al presidente, comunicando che il Regno Unito resterà impegnato ad attuare l'accordo di Parigi. Durissima la posizione del Vaticano, con monsignor Sanchez Sorondo, che ha parlato di "disastro per l'umanità e per il pianeta" e non ha esitato ad attaccare direttamente Trump per la sua "decisione terribile": "Quello che muove il presidente sono i gruppi petroliferi che lo hanno appoggiato nella campagna elettorale e che hanno influenza su di lui".
Putin lo difende, poi si smarca
Al fianco della Ue, anche l'Unione Africana ha riconfermato l'impegno del continente a mettere in atto gli accordi. Ed il premier indiano Narendra Modi, che pure avrebbe molto da guadagnare con l'energia fossile a buon mercato, ha schierato il subcontinente senza mezzi termini: "Non abbiamo diritto a sfruttare la natura, ci stiamo concentrando sulle energie rinnovabili, sole, vento e biomasse. Vogliamo essere una nazione responsabile quando si parla di ambiente".
L'amico Vladimir Putin ha tentennato, ma alla fine anche la Russia ha mollato Trump. Donald. Dopo un primo, ambiguo messaggio del Cremlino ("accordo inattuabile senza gli Usa"), è arrivato il riposizionamento. Prima col ministro dell'Energia Novak ("non ci sarà reazione a catena di altri paesi"), poi col vicepremier Dvorkovich ("abbiamo preso la decisione di partecipare e non credo che la cambieremo), fino alle parole dello stesso Putin: "Trump poteva evitare di uscire dagli accordi". Nelle cancellerie del mondo, tutti si chiedono perché non ci sia riuscito.