Clima, i peggiori disastri ambientali degli ultimi 150 anni per l’Onu
AmbienteL'Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite in un report ha evidenziato che il numero delle calamità naturali è più che raddoppiato negli ultimi 40 anni. L'evento più dannoso è stato un ciclone del 1970
Nell’immaginario collettivo Katrina, l’uragano che ha colpito principalmente la costa sud orientale degli Stati Uniti nel 2005, è tra gli eventi meteorologici estremi più distruttivi degli ultimi decenni. Se si torna indietro nel tempo, però, si scopre che dal 1873 ai giorni nostri sono state diverse le catastrofi che si sono abbattute in numerose parti del pianeta con una forza distruttiva persino superiore rispetto a quella dell'uragano statunitense. L'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) delle Nazioni Unite, in occasione della Multi-hazard early warning conference, organizzata a Cancun, in Messico, il 22 e 23 maggio, ha pubblicato la lista degli eventi meteorologici estremi – tra cui tornado, fulmini, tempeste di grandine, maremoti e cicloni – che hanno fatto registrare il più alto tasso di mortalità. Tra questi, il più disastroso è risultato essere il tifone tropicale che ha colpito prima il Bangladesh e poi il Pakistan orientale nel novembre del 1970, e che ha provocato la morte di circa 300mila persone (con Katrina furono 1836).
Paesi poveri i più colpiti
L’agenzia dell’Onu nel report evidenzia che il numero dei disastri climatici è più che raddoppiato negli ultimi 40 anni per un totale di 6.392 eventi nel ventennio dal 1996 al 2015, a fronte dei 3.017 registrati dal 1976 al 1995. Nel 2016 l’evento più grave per quanto riguarda la perdita di vite umane è stato l'uragano Matthew, che ha causato circa mille vittime, la maggior parte delle quali ad Haiti. Secondo quanto emerge dal dossier, ad esser colpiti sarebbero prevalentemente le nazioni più povere. Nell’analizzare questi dati il Wmo cita il Centro per la ricerca sull'epidemiologia dei disastri, secondo il quale delle 1,35 milioni di persone uccise da pericoli naturali dal 1996 al 2015, il 90% è morto in Paesi a basso e medio reddito. Nella classifica dei Paesi con il maggior numero di vittime compaiono Haiti, Indonesia e Myanmar e nessun Paese considerato "ricco" nelle prime dieci posizioni.
Tornado
Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale il numero più alto di morti causato da un tornado è stato di circa 1.300 nell'aprile 1989 quando il distretto di Manikganj, in Bangladesh, è stato colpito dall’evento più violento di questo tipo mai registrato e che ha lasciato 80mila persone senza tetto. In generale, per l’agenzia delle Nazioni Unite che cita il report 2016 della Verisk Maplecroft, l'Asia ha il maggior numero di persone esposte a disastri naturali, anche se sono i Paesi africani quelli considerati più vulnerabili, soprattutto a causa di problemi strutturali come l'instabilità politica, la corruzione, la povertà e la disuguaglianza. Secondo questi dati l'India ha un miliardo di persone a rischio, e la Cina, il Bangladesh, l’Indonesia, le Filippine, il Giappone e il Pakistan sono tra i dieci Paesi con il maggior numero di abitanti potenzialmente in pericolo.
Fulmini
Risale al novembre 1994 il disastro con più morti legato a una tempesta di fulmini. In quel caso 469 persone sono morte a Dronka (Egitto) a causa di un incendio divampato in dei serbatoi di petrolio. Il fulmine singolo più letale, invece, è caduto nello Zimbabwe nel 1975, uccidendo 21 persone che si erano rifuggiate all’interno di una capanna.
Grandine e maremoti
Un altro evento che ha provocato numerosissime vittime, secondo il Wmo, è lo tsunami di Sumatra del 2004, causato nell’Oceano Indiano da un terremoto di magnitudo di 9.15, costato la vita a circa 226mila persone. Nel report si legge che negli ultimi due decenni, il 56% dei decessi da catastrofi è stato causato proprio da terremoti e tsunami. Per quanto riguarda le grandinate, invece, la più letale degli ultimi 150 anni si è abbattuta nei pressi di Moradabad, in India, il 30 aprile 1888 provocando la morte di 246 persone.
Rischi in aumento
"Con il cambiamento climatico in corso, e la popolazione mondiale in crescita - scrivono gli esperti Onu - una più ampia fetta di umanità è minacciata da una moltitudine di fenomeni meteorologici e climatici". Secondo i dati dalla Banca mondiale citati nel report, i disastri naturali costringono circa 26 milioni di persone alla povertà. Una vulnerabilità che per Petteri Taalas, segretario generale del Wmo "non dipende solo dal rischio di un evento, ma anche dall'adattamento e dalla resilienza". Ragione per la quale "è importante migliorare le allerte precoci sui rischi, le previsioni sui loro impatti, e imparare la lezione che viene dai disastri passati per prevenire quelli futuri".