Con il cambiamento climatico il mercurio del pesce cresce di 7 volte

Ambiente
Il mercurio viene trasmesso all'uomo dal pesce (Getty Images)

Il rischio è stato evidenziato da una ricerca pubblicata su "Science advances". Che, per la prima volta, ha misurato in che modo il riscadamento globale alteri i livelli dell'elemento nell'ecosistema. Con pesanti conseguenze anche per l'uomo

I cambiamenti climatici potrebbero innalzare fino a sette volte i livelli di mercurio nell'ecosistema, lo stesso nel quale vivono i pesci che lo assorbono prima di finire sulla tavola. È questo il risultato della prima ricerca volta a misurare la correlazione fra i cambiamenti del clima e l'esposizione di metilmercurio. Lo studio, condotto da ricercatori svedesi e americani, è stato pubblicato su "Science advances".

 

Il rischi del mercurio – Il mercurio, l'unico metallo liquido a temperatura ambiente, è fra le 10 minacce più gravi per la salute secondo l'Organizzazione mondiale della sanità quando viene ingerito, tipicamente attraverso il pesce. I danni delle intossicazioni da mercurio possono colpire diversi apparati, da quello nervoso a quello circolatorio e urinario. Dall'inizio dell'era industriale la sua concentrazione nell'ambiente, si stima sia già cresciuta dalle 3 alle 6 volte a causa del massiccio utilizzo di questo elemento nell'industria, dal cemento alle batterie.

 

I danni futuri – Secondo i risultati della ricerca sarebbe stato l'aumento delle precipitazioni, dovute al cambiamento climatico, a rendere quello del mercurio un problema crescente. Ne risentirebbe soprattutto l'emisfero settentrionale, e in particolare il Mar Baltico, il Mare del Nord, il Mar Glaciale Artico e parte dell'Atlantico settentrionale, con una concentrazione di mercurio che potrebbe aumentare di un ulteriore 300-600%, ossia fino a sette volte di più. In alcune aree come il Mediterraneo, l'Africa meridionale e il Nord America l'esposizione potrebbe invece diminuire. La previsione si è basata sull'aumento del riversamento di acque nei mari del 15-30%, in accordo con le stime dell'Intergovernmental panel on climate change riportate nella stessa ricerca. "Con i cambiamenti climatici ci aspettiamo un aumento delle precipitazioni in molte aree dell'emisfero settentrionale, con un conseguente aumento del deflusso delle acque nei mari”, spiega la coautrice dello studio e ricercatrice americana della Rutgers University, Jeffra Schaefer: “Questo significa che ci sarà un grande rilascio di mercurio negli ecosistemi costieri che sono i principali luoghi di sostentamento per i pesci che la gente mangia". In altre parole, l'incremento del mercurio sarebbe determinato, da un lato, dall'aumento delle piogge acide in alcune aree del pianeta; e, dall'altro, dalla crescita della portata dei fiumi, che scaricherebbero una maggior quantità di metalli pesanti in mare.  

 

L'impegno internazionale – Dal 2013 l'Unep (il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) ha sponsorizzato la Convenzione “Minamata”, che punta a contenere i rischi legati alle crescenti concentrazioni di mercurio, con l'impegno formale di 139 Paesi firmatari. Fra i punti chiave della convenzione, si legge sul sito ufficiale, ci sono “l'abbandono dell'uso del mercurio in molti prodotti e processi, misure di controllo sulle emissioni nell'aria e sui rilasci nella terra e nell'acqua”.

 

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