Il fondatore di Oculus Palmer Luckey lascerà Facebook

Tecnologia

Paolo Fiore

Palmer Luckey alla E3 Gaming Conference del giugno 2016 (Getty Images)

Nel 2015 aveva venduto la sua startup per 2,3 miliardi di dollari, ma da mesi era ai margini del gruppo. Forse, anche a causa del sostegno indiretto alla campagna di Trump

Palmer Luckey è fuori da Facebook. Non è certo il primo manager ad essersi allontanato da Menlo Park nell'ultimo periodo, ma la notizia fa rumore. Perché Luckey, nonostante non avesse incarichi ai vertici del gruppo, è l'uomo che ha fondato e venduto a Mark Zuckerberg Oculus, la società produttrice di visori per la realtà virtuale

 

Un addio senza certezze – L'addio è stato accompagnato dalle classiche parole di circostanza: “Palmer – scrive Facebook - ci mancherà. La sua eredità va ben oltre Oculus. Il suo spirito è stato fondamentale per la rivoluzione della realtà virtuale e per lo sviluppo del settore. Gli siamo grati per tutto ciò che ha fatto per Oculus e la VR e gli auguriamo il meglio”. Facebook avrebbe però declinato la richiesta di ulteriori spiegazioni. Non si sa quindi se Luckey abbia lasciato il gruppo o se sia stato estromesso: i motivi di attrito fra il 24enne e i vertici societari non mancavano e non era certo passata inosservata la scomparsa di Luckey dalla scena pubblica.

 

Dalla fama all'oblio – Quando, nel 2015, Facebook acquisì Oculus per 2,3 miliardi di dollari, Luckey sembrava imporsi come l'astro nascente della Silicon Valley. Il suo look informale, la giovane età (23 anni) e il suo aspetto non certo atletico lo avevano eletto idolo geek del momento. Ad accrescerne il seguito era stata anche una copertina del Time, con una posa bizzarra, che era subito diventata virale in rete. Da allora, però, il fondatore di Oculus è progressivamente uscito dai radar.

 

Il sostegno a Trump - Su Twitter, ad esempio, non si hanno sue tracce dallo scorso settembre. Ed è significativo che l'ultimo messaggio riguardi delle scuse: “Sono profondamente dispiaciuto che le mie azioni stiano impattando negativamente sulla percezione di Oculus e dei suoi partner”. Il post si riferisce  a un articolo del Daily Beast, secondo il quale Luckey avrebbe sostenuto Nimble America, un'organizzazione che ha usato il web per sostenere Trump e screditare con meme politicamente scorretti Hillary Clinton durante la campagna elettorale statunitense. Luckey, pur ammettendo di aver finanziato Nimble America con 10mila dollari, ha sempre negato di aver partecipato direttamente all'ideazione dei post. Ma da allora le sue apparizioni pubbliche sono srasticamente calate.

 

In tribunale e fuori da Facebook – Se il 2016 si era chiuso male, il 2017 è iniziato peggio. Zenimax, una società produttrice di videogiochi, ha portato in tribunale Oculus, accusando la società di aver plagiato alcune delle sue tecnologie. I fatti sarebbero precedenti all'acquisizione da parte di Facebook, ma, in caso di sconfitta, a sborsare i 2 miliardi richiesti come risarcimento da Zenimax dovrebbe essere  Mark Zuckerberg, l'attuale proprietario di Oculus. Il fondatore di Facebook si è detto "convinto" dell'innocenza di Luckey, ma la sua reputazione ha subito un altro colpo. Un dato non secondario per Menlo Park, da sempre attento all'immagine quanto al business. E così, quando ha dovuto scegliere un nuovo vicepresidente con delega alla realtà virtuale, Zuckerberg ha preferito pescare all'esterno, in Xiaomi. A Luckey è stato preferito Hugo Barra, un manager molto più navigato ed esperto di lui, e Mr Oculus è scivolato ancora più ai margini di Facebook, fino ad abbandonare completamente la società.  

Tecnologia: I più letti