Tensioni con i conducenti e con il Ceo: lascia il presidente di Uber

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Il presidente dimissionario di Uber, Jeff Jones (foto: LinkedIn)
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Dopo appena sei mesi, Jeff Jones si dimette: "Le convinzioni e l'approccio alla leadership che hanno sempre guidato la mia carriera sono incoerenti con quello che ho visto”   

Uber perde un altro pezzo. Jeff Jones, il presidente della società, ha lasciato l'incarico dopo appena sei mesi. All'origine della decisione ci sarebbero i conflitti interni nella compagnia e i dissapori con il ceo Travis Kalanick. La notizia, pubblicata da Recode, è stata confermata sia da Uber che da Jones (che ha già aggiornato il profilo LinkedIn definendosi “ex presidente” della società).

 

Un incarico lungo sei mesi – La rottura tra Jones e Kalanick non dev'essere stata priva di tensioni. Le dichiarazioni istituzionali, infatti, vanno oltre i formali ringraziamenti di prassi. In una mail inviata ai dipendenti, il ceo afferma che “in sei mesi, Jones ha avuto un grande impatto sulla società, promuovendo ad esempio il primo studio sulla reputazione del nostro brand, che ci aiuterà a definire la strategia dei prossimi anni”. Ma sottolinea che la scelta del presidente uscente è legata all'arrivo di un nuovo manager: “Quando abbiamo annunciato l'intenzione di assumere un chief operating officer, Jeff ha deciso che in Uber per lui non ci sarebbe stato futuro”. Secondo le fonti interrogate da Recode, però, l'assunzione di un manager con mansioni in parte sovrapposte a quelle del presidente sarebbe solo una delle cause dell'addio. E neppure la più pesante.

 

I conflitti interni – Jones, infatti, avrebbe lasciato Uber perché si sarebbe reso conto di conflitti interni più aspri del previsto. Il manager aveva infatti tentato di ricucire lo strappo, sempre più evidente, tra la compagnia e i suoi driver. Ma il risultato è stato un fiume di insulti, ricevuto durante una sessione di domande-risposte su Facebook. A peggiorare la situazione ci ha pensato il post di Susan J. Fowler, l'ingegnere ex dipendente che ha denunciato casi di molestie sessuali, inascoltate dall'azienda nonostante le denunce.

 

Convinzioni incoerenti con Uber” – Jones si sarebbe quindi dimesso per i conflitti interni, per una politica della tensione portata avanti da Kalanick e per la reputazione controversa che il gruppo va costruendosi. I disaccordi con il ceo emergono tutti in una stringata dichiarazione di Jones, rilasciata sempre a Recode. I toni sono diversi da quelli classici di un comunicato aziendale: “Ho accettato l'incarico per costruire una società globale e più matura. Ma è chiaro che le convinzioni e l'approccio alla leadership che hanno sempre guidato la mia carriera siano incoerenti con quello che ho visto in Uber”.   

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