The Nevers, la recensione del finale di metà stagione

Serie TV sky atlantic

Linda Avolio

Ecco cos'è successo nel sesto episodio di 'The Nevers', la nuova serie tv di HBO creata da Joss Whedon. Il finale di metà stagione in versione doppiata in italiano andrà in onda su Sky Atlantic lunedì 24 maggio alle 21.15 (disponibile on demand e in streaming su NOW). ** ATTENZIONE: SPOILER **

The Nevers, cos'è successo nel sesto episodio

Il sesto episodio di The Nevers, il finale di metà stagione – gli altri 6 andranno in onda prossimamente –, è un episodio a dir poco fondamentale, e per un motivo ben preciso: finalmente ci viene svelata la storia di Amalia. Diviso in svariati blocchi, questo capitolo si apre nel futuro e si chiude nel passato, cioè nel presente narrativo della serie. Ma andiamo con ordine e vediamo cos’è successo.

Capitolo 1: Stripe

In un mondo del futuro completamente devastato dalla guerra, un gruppetto di soldati della fazione denominata PDC (Planetary Defense Coalition, Coalizione per la Difesa Planetaria) è alla ricerca di qualcosa in un edificio ormai abbandonato, ma viene attaccato da alcuni rivali della fazione nemica, i cosiddetti Free Life, che si considerano “uomini liberi.” Una giovane scienziata di cui non ci viene rivelato il nome – e che per comodità chiameremo “Hope,” visto che è piena di speranza – viene ferita a una gamba, ma viene salvata da una soldatessa che sembra morta ma che morta non è (si è fatta credere defunta ingerendo delle capsule refrigeranti, una mossa furba, non c’è che dire). Al sicuro dentro l’edificio da cui proviene un segnale riconducibile a un’anomalia spaziale, i soldati possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Con loro c’è anche un prigioniero, un Maggiore dell’esercito dell’altra fazione che non ha paura di urlare il suo nome (Joseph Willing Greenbone). Gli altri, invece, usano solo soprannomi, perché “il proprio nome è sacro” e non va donato a chiunque.

 

La soldatessa di cui sopra – che ha una vistosa cicatrice che le attraversa la faccia e che dice di essere soltanto una “stripe” (ndr, in inglese stripe significa striscia, ma anche grado militare, ad ogni modo probabilmente in questo caso si tratta di un acronimo, o forse si riferisce a una certa mansione, per esempio il cecchino) – è chiaramente Amalia, anche se questo non è il suo nome, è chiaro. Ad ogni modo, in infermeria Hope si cura la gamba ferita, e intanto parla con Stripe, che è invece più interessata a un potente antidolorifico molto potente. Da quel che si evince, i giovani soldati sono lì per portare a termine una missione ben precisa: trovare l’ultimo dei Galanthi (gli altri sono stati tutti uccisi), che forse potrebbe trovarsi proprio lì. Ma c’è di più: Hope, infatti, è “empathically enhanced” (empaticamente aumentata) grazie alle spore, cioè alle particelle luminose rilasciate dal misterioso essere arrivato da un altrettanto misterioso portale. Le spore non cambiano la personalità, bensì ampliano la percezione, o qualcosa del genere. Inoltre grazie a esse è possibile capire il linguaggio del Galanthi e la sua tecnologia. Ad ogni modo, Stripe is not impressed. In compenso, a colpire la sua attenzione sono alcuni reperti di epoca vittoriana presenti nella stanza: cosa stavano cercando di fare le persone che erano lì? A quale progetto stavano lavorando? Perché tutte quelle schede per la simulazione? Forse stavano cercando un modo per salvare l’universo, per renderlo nuovamente abitabile? 

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The Nevers, il cast e i personaggi della serie tv. FOTO

Dietro una porta non segnalata nella mappa dell’edificio, nascosta da un giardino con tanto di vere piante di pomodoro, Stripe e gli altri scoprono i cadaveri di quello che, si presume, era il personale della struttura, il team scientifico. I corpi sono stati appesi a dei ganci, e sono ricoperti di sangue. Sotto di essi, il vuoto. In fondo a questo largo “pozzo,” però, i soldati scoprono qualcosa di straordinario: l’ultimo dei Galanthi, protetto da una mezza sfera di vetro infrangibile. La sala sottostante sembrerebbe un laboratorio, con tanto di postazioni computer e monitor (ultratecnologici, of course). Sul fondo della mezza sfera c’è il sangue dei morti, ma il Galanthi, ora sveglio, non si nutre di sangue, dunque cos’è successo? Di nuovo, è Stripe – che intanto è stata ferita da una pallottola vagante sparata da un soldato spaventato dai tentacoli luminosi dell’essere e che nel frattempo ha visto una serie di flash del passato, tra cui il momento in cui qualcuno gli ha fatto il bel regalino che ancora si trova in faccia – a svelare il mistero: si è trattato di tortura. Gli scienziati avevano legato con l’essere, e la loro sofferenza è stata usata dai Free Life (che vogliono assolutamente eliminare i Galanthi dalla faccia della Terra) come forma di tortura. Family first. Non per carpire informazioni, tra l’altro, bensì per un motivo molto più subdolo: per uccidere la speranza. Proprio come la morte di Mary Brighton nel presente della serie.

 

C'è un problema: il Maggiore, rivela che prima di essere catturato ha chiamato i rinforzi. Anche il capitano della squadra di giovani soldati, però, ha chiamato i rinforzi, dunque tra non molto sopra le loro teste si svolgerà una battaglia atomica, e loro sicuramente moriranno. Perché non uccidere il Galanthi, chiudere il portale, e dire che è tutto finito? Sarebbe la soluzione più semplice, no? In infermeria, Stripe e Hope discutono. Forse i primi venti Galanthi erano solo scout, forse ne arriveranno altri. Soprattutto, qual è la loro missione? Salvare l’universo? Hope chiede l’appoggio della sua nuova collega e forse amica: grazie al/ai Galanthi ci sarà la possibilità di rendere nuovamente vivibile il pianeta. Pianeta che, è bene ribadirlo, è stato devastato dagli esseri umani. Stripe, in tutta risposta, ribatte che forse adesso è un po’ tardi: dove diavolo erano questi esseri così potenti anni fa? Perché non sono arrivati in tempo per salvare 5 miliardi di persone? La nostra è furibonda e disillusa: è stata lasciata indietro a morire dopo 28 anni di combattimenti, cosa diavolo c’è da salvare?? Hope, però, la invita a riflettere: lei, un’ex Free Life, è riuscita a vedere oltre, e sperare in un mondo migliore. Per tutti. Non bisogna perdere la speranza, mai.

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Intanto da una registrazione vediamo il Galanthi interagire con uno scienziato in maniera pacifica, socievole e giocosa. A un certo punto, però, si sente un’esplosione. Un giovane soldato, che non vuole morire, sembra ascoltare le parole del Maggiore un po’ troppo attentamente: no, neanche lui è elettrizzato all’idea di un’invasione di Galanthi, e di sicuro non vuole morire per loro… Di lì a poco la situazione si fa caotica: nel laboratorio c’è stata una sparatoria. Il prigioniero, ora libero, ha ucciso una del gruppo e ferito un altro, ma Stripe riesce a neutralizzare sia lui sia il giovane soldato traditore. Il ragazzo, però, intanto è riuscito a colpire Hope al petto. E il Galanthi, che sembra essersi riattivato, pare abbia intenzione di sloggiare attraverso il portale, possibilmente per sempre. Altro che chiedere aiuto! La povera Hope giace a terra morente e sconsolata. Stripe le sta accanto nei suoi ultimi momenti e la rassicura: il Galanthi sta solo andando a chiedere aiuto, tornerà, e finalmente potranno sperare in un mondo migliore, stavolta per davvero. La ragazza, però, muore di lì a poco, senza riuscire a svelare il proprio nome.

 

Scoraggiata, Stripe si accuccia vicino alla porta segreta che dà sul pozzo dove si trova(va) il Galanthi, e trangugia due bottigliette contenenti una sostanza letale. È stanca, troppo stanca, meglio farla finita. Mentre sta per passare a miglior vita, però, i tentacoli luminosi dell’essere l’avvolgono, e la sua “anima” viene presa in carico proprio dal Galanthi, che la porta con sé nel suo viaggio attraverso il portale…un viaggio che, come noi spettatori sappiamo bene, è un salto nel passato, precisamente nel 1896…

 

Capitolo 2: Molly

Nel secondo capitolo del finale di metà stagione di The Nevers ci viene svelato qualcosa anche su Molly, cioè la “proprietaria originaria” del corpo in cui si ritrova Amalia. Quella di Molly è una storia sostanzialmente triste, e per un motivo ben preciso: è la storia dell’underdog senza riscatto. La nostra, che ormai comincia ad avere alcune primavere alle spalle (per l’epoca, ovviamente, Laura Donnelly è nel fiore dei suoi anni, giusto per dire un’ovvietà) lavora come fornaia/pasticciera in una bakery della città. Le piace il suo lavoro, e le piace anche uno dei clienti abituali, un certo Vernon, un giovanotto della borghesia che, se possibile, è goffo tanto quanto Augie. Non è vero, Augie è messo peggio, ma il livello è più o meno quello. Un brutto giorno, Molly viene a sapere dalla proprietaria del forno che il suo posto verrà dato alla figlia maggiore. Lei non batte ciglio, anzi, ringrazia per l’occasione, fa gli auguri alla donna – che a breve diventerà nuovamente mamma, una cosa che anche lei desidererebbe per sé –, e se ne va in punta di piedi e senza fare rumore, esattamente come ha vissuto fino a quel momento. Continuerà a collaborare e a fare alcune consegne, ma non sarà la stessa cosa, inutile negarlo. Poiché il tempo scorre e all’orizzonte non si vedono migliori prospettive, accetta di sposare Mr. True, un macellaio “tagliato con l’accetta” (no pun intended) che vive ancora in casa di sua madre, una donna anziana e così malata da essere confinata a letto. Le giornate si ripetono una uguale all’altra, senza soddisfazioni e senza gioia. Come se non bastasse, il giovanotto di cui sopra nel frattempo si è sposato e sta per diventare padre, mentre tutto ciò che ha avuto Molly sono due aborti spontanei. L’improvvisa morte di Mr. True è poi fonte di problemi economici; sua madre, in compenso, è ancora viva, ed è ovviamente lei che continuerà ad avere questo peso sulle spalle. Dopo aver regalato al suo “innamorato che non è stato” delle tortine francesi che gli erano piaciute molto anni addietro, la poverina, ormai consumata da un’evidente depressione, un giorno – precisamente QUEL giorno del 1896 – anziché svoltare a sinistra per l’ennesima consegna svolta a destra…e si butta nel Tamigi…

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Quando Molly riapre gli occhi non è più Molly. Nel suo corpo c’è Stripe, che si ritrova rinchiusa in manicomio (il TSO era una pratica assai comune all’epoca, specialmente quando si trattava di quegli esseri isterici chiamati donne). La soldatessa pensa di trovarsi dentro una simulazione, magari una creata dai Free Life, motivo per cui risponde a tono – con una serie di ceffoni, per la precisione – agli schiaffi della capoinfermiera che l’accoglie. Si risveglia con i polsi legati al letto in cui è sdraiata. È ancora convinta di trovarsi nella realtà virtuale, ma poi, pian piano, capisce di trovarsi nella realtà e basta. Ma cosa diavolo ci fa nella Londra vittoriana?? Va in crisi: qual è la sua missione? E perché le sue mani sono così piccole?? Sarah, che l’ha notata fin dal suo arrivo, la conforta e le offre la sua amicizia: di lei può fidarsi.

 

È proprio da Sarah che Amalia viene a sapere del Galanthi, del suo volo sopra la città e delle spore rilasciate. La futura Maladie è l’unica a ricordare quel momento, e nessuno le crede. Nessuno tranne Amalia, chiaramente. Quando viene chiamata per la visita medica, la nostra ha il suo secondo flash dal futuro, e si vede tra le braccia del bel Dr. Horatio Cousens…lo stesso dottore che sta per visitarla… Chiede anche a lui della luce nel cielo, e prova a informarsi se per caso a Londra siano spuntate persone con dei poteri particolari e inusuali. Lui non fa troppo caso alle sue domande, ma poi succede che Amalia interviene per bloccare una detenuta armata di coltello (come previsto dal flash numero 1). La donna riesce a ferirla al braccio, ma niente di grave. Quando Horatio si appresta a “rattopparla,” accade qualcosa di inspiegabile: le sue dita si illuminano, ed è in grado di ricucire la ferita senza ago e filo.

 

Lo shock è ovviamente fortissimo, ma ora il Dr. Cousens crede al racconto di Amalia, eccome se ci crede! Le spore, è evidente, non hanno avuto effetto su tutti, e ci sono ancora troppe cose che non tornano. Per esempio, gli effetti non dovrebbero manifestarsi in quel modo, con dei veri e propri poteri, con i turn. Sui quotidiani, i nostri trovano sempre più notizie di persone come loro: Horatio non ha dubbi, devono fare qualcosa, ci vuole qualcuno che faccia da guida, da leader, ma Amalia non ci pensa neppure, ha già dato abbondantemente, ha passato un’intera vita a combattere, e non è servito a niente. Ciò che è certo è che deve uscire di lì.

 

Intanto Sarah è raggiante: ha ricevuto una lettera dal marito, e tra non molto potrà finalmente andarsene da lì. Un giorno, però, in manicomio arriva il Dr. Hague, che sta facendo uno studio speciale sui touched e che vuole parlare proprio con la futura Maladie e con Amalia. Long story short, Amalia, rimasta sola con lui – che si accorge fin da subito della sua parlata decisamente non del posto –, per toglierselo di torno prima sminuisce il suo potere, e poi dice di non aver visto nessuna luce nel cielo. Semplicemente ha assecondato Sarah nel suo delirio, per non farla rimanere male. Quando è il turno della sua povera “amica,” Amalia le suggerisce di raccontare al dottore per filo e per segno cos’ha visto, di fatto condannandola al futuro terribile che noi spettatori già conosciamo.

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Ben conscia del fatto che deve impegnarsi per non destare ulteriori sospetti e per lasciare quel postaccio, Stripe comincia a studiare per diventare una cittadina londinese dell’età vittoriana doc, dai modi all’accento, passando ovviamente per il portamento e l’acconciatura. Ad aiutarla è un’altra paziente che in poco tempo la trasforma quasi in una lady, un vero e proprio Extreme Makeover Victorian London Edition. Non manca l’allenamento fisico, e dio solo sa quanto quel piccolo corpo con tutte le forme al punto giusto abbia bisogno di mettere su un po’ di muscoli! Intanto con Horatio continua la ricerca di altri touched tramite i giornali.

 

Qualche settimana più tardi, Amalia è pronta a incontrare il comitato per la valutazione del suo rilascio. Sembra debba andare tutto per il meglio, invece  nel giro di un batter d’occhio si ritrova nuovamente rinchiusa. Mentre si trova in una cella imbottita, con gli evidenti segni di uno scontro fisico in faccia, riceve la visita di una certa Lavinia Bidlow. Miss Bidlow, che è a conoscenza del suo turn (e del fatto che ha nascosto delle armi sotto il suo letto, per auto-sabotarsi), capisce immediatamente che Amalia ha già visto il loro incontro in uno dei suoi flash, altrimenti non si spiegherebbe quanto accaduto, visto che fino a quel momento è stata una paziente modello e un punto di riferimento per le compagne touched. In questo momento nasce il sodalizio tra le due. In orfanotrofio, Amalia, tra le braccia di Horatio, non ha dubbi: riunirà tutti i Toccati in quel posto. Ecco la sua nuova missione.

 

Capitolo 4: True

Facciamo un salto indietro al precedente episodio. Finalmente ci viene mostrato com’è andata la spedizione del gruppo di Amalia, alla ricerca del Galanthi. Inaspettatamente, i nostri si ritrovano a scontrarsi con dei soldati, e nella concitazione della lotta True viene risucchiata dal terreno dove ha operato il trapano inventato da Penance. Da sola, in un buio illuminato solo da una piccola sfera luminosa, si muove lungo alcuni cunicoli, fino a quando non nota un bagliore bluastro: è lì che si trova infatti il Galanthi, dentro il suo bozzolo. A questo punto Amalia si lascia andare, inutile fingere di fronte a questo essere che tutto sa, questo essere che aveva promesso di salvare il mondo e che, invece, l’ha lasciata da sola a portare avanti una missione a dir poco misteriosa. La nostra è scoraggiata e frustrata, e in più si sente in colpa per tutte le persone che è stata costretta a “lasciare indietro:” la povera Mary, Lucy, Sara ovviamente, e adesso anche Penance. Ha lasciato indietro il suo cuore per andare a cercarlo, perché diavolo non le parla?? Perché è andato tutto così male? Per colpa sua? Forse avrebbe dovuto scegliere qualcun altro, non lei, che dentro è a distrutta in mille pezzi...

A questo punto, però, succede qualcosa: quando Amalia tocca il bozzolo, il Galanthi si risveglia ed emette un intenso fascio di luce. True cade all’indietro, giù dall’impalcatura, ma prima di toccare il suolo rivede una serie di flashback del suo passato da Stripe, e del passato di Molly, fino a quando ha raccontato la verità a Penance anni addietro. Sì, Penance, con la profonda sua fede e la sua intensa positività. Con la sua forza d'animo, e con la sua bontà. Oltre a ciò, Amalia vede anche quelli che sembrerebbero sprazzi del futuro, tra cui Maladie e qualcuno che le punta addosso un fucile e spara. E poi c’è Myrtle, vestita in maniera diversa, che le parla in inglese e le dice “Oh Amalia, this is a long time from that little cave. This I will need you to forget…” (ndr, Oh Amalia, è passato tanto tempo da quand’eravamo in quella caverna. Questo dovrai dimenticarlo.)

 

Quando si risveglia, Amalia, per l’appunto, ricorda tutto tranne quell’ultimo passaggio. Non fa però in tempo a fermarsi a riflettere, perché viene attaccata dagli scagnozzi del Dr. Hague. Si salva per miracolo grazie a Isabella Cassini, che fa lievitare il montacarichi rotto, mettendola così al sicuro. Ad aspettarla fuori ci sono Augie, Horatio, Annie e Myrtle, anche lei ignara di tutto. All’orfanotrofio, come già visto, assistiamo alla reunion tra Amalia e Penance, che fanno pace con uno sguardo. True è contenta che l’amica abbia provato a salvare Maladie, era la cosa giusta da fare, adesso l’ha capito. Purtroppo non è riuscita a scoprire chi è il loro nemico...però ha scoperto qualcos’altro... Intanto è arrivato il momento di raccontare ogni cosa agli altri: devono sapere cosa li attende, la guerra che sta per arrivare, e che è vicinissima. Dopo qualche secondo di silenzio, Amalia si volta verso Penace e le rivela il suo nome: Zephyr Alexis Navine. L’episodio si chiude con il mini dirigibile creato da Miss Adair che si alza in aria e parte da solo: fucking prototype!

 

The Nevers, il commento al finale di metà stagione

Che dire dell’ultimo episodio della prima parte della stagione 1 di The Nevers? CHE CI VOLEVA, eccome se ci voleva! Dopo cinque settimane di indizi sparsi qua e là, finalmente Whedon e compagni ci svelano non solo le origini di “Amalia,” ma anche la potenziale direzione che la serie potrebbe prendere. In realtà le domande senza risposta sono ancora parecchie – per esempio, cosa sono di preciso i Galanthi? Da dove arrivano? Perché? Come si è arrivati allo scontro tra PDC e Free Life? In cosa credono precisamente gli uni e gli altri? Come si è generato il portale che ha permesso l’arrivo dei Galanthi nel “nostro” mondo? Qual è la reale missione di True? Perché gli scienziati che stavano studiando il Galanthi erano così interessati proprio all’epoca vittoriana? Perché il Galanthi prende la forma di Myrtle e dice ad Amalia di dimenticare alcuni momenti del loro incontro? –, ma il quadro adesso è nettamente più definito.

Di questo sesto capitolo non si può poi non rimanere colpiti dalle magistrali interpretazioni di Laura Donnelly e Claudia Black. Partiamo dalla seconda: australiana, classe 1972, e con alle spalle un discreto curriculum in cui spiccano alcune partecipazioni a serie e film di genere sci-fi (Farscape e Stargate SG-1, Pitch Black, Stargate: Contiuum, Stargate: The Ark of Truth), Black è un’attrice che colpisce per la sua espressività e per la sua fisicità e che riesce a incarnare alla perfezione la disillusione ormai totale del suo personaggio, una donna che ha passato più di metà della sua esistenza a combattere e che ormai ha capito che ciò non ha fatto alcuna differenza. Stripe è sfregiata in viso e nell’anima, motivo per cui è in qualche modo attratta da chi, al contrario di lei, è l’incarnazione della speranza, come la giovane "Hope" e come Penance, le uniche due persone in grado di tirare fuori la parte migliore di lei. Hope sperava in un mondo migliore, e un mondo migliore è ciò che Amalia promette ai touched che decidono di seguirla nella Londra vittoriana. Sulla prima – un’interprete assolutamente versatile, in grado di spaziare dal dramma alla commedia nel giro di una battuta o di uno sguardo – non c’è molto da aggiungere, ma permetteteci di dire che è stata veramente bravissima nel ricreare alla perfezione la parlata di Stripe, cosa che chi ha visto l’episodio in lingua originale sicuramente avrà notato e apprezzato.

 

Sulla tristissima storia di Molly non c’è molto da aggiungere; il Capitolo 3, in compenso, chiarisce doverosamente parecchie cose sul rapporto tra Amalia e Sarah – difficile non empatizzare con lei dopo queste rivelazioni – e tra Amalia e Horatio. Molto divertenti i momenti in cui Stripe si lamenta del corpo in cui è “atterrata” (I got world class tits, but I can’t see over a chair!), mentre risulta ancora sottoutilizzato il personaggio di Lavinia Bidlow, ma siamo sicuri che nella seconda parte della stagione finalmente anche lei avrà lo spazio che si merita. Sempre bellissima l’amicizia tra Amalia e Penance, due persone che non potrebbero essere più diverse e che forse proprio per questo sono letteralmente fatte l’una per l’altra. Impossibile infine non segnalare la citazione di Dark, precisamente nella scena in cui Amalia, inghiottita sottoterra, si ritrova a vagare per oscuri cunicoli con la maschera dell’ossigeno in faccia e con in mano una sfera luminosa.

 

Chiudiamo con la solita pulce nell’orecchio. Quando Amalia ha le visioni del passato e del futuro dopo essere stata sbalzata a terra dalla luce del Galanthi, a un certo punto si sente in voice over una voce distorta, che potrebbe essere sia maschile sia femminile, pronunciare le seguenti parole: “Did you think you were the only one who hitched a ride?” (Credevi di essere l’unica ad aver scroccato un passaggio?) Che si tratti del misterioso nemico contro cui Amalia e Penance si ritroveranno a combattere? Un nemico venuto dal futuro, proprio come True? Ma chi potrebbe essere questo personaggio? Lo scopriremo, si spera, entro la fine dell’anno corrente, ma intanto che le teorie abbiano inizio!!

 

The Nevers, il cast

Laura Donnelly è Amalia True

Ann Skelly è Penance Adair

Olivia Williams è Lavinia Bidlow

James Norton è Hugo Swann 

Tom Riley è Augustus “Augie” Bidlow

Pip Torrens è Lord Gilbert Massen

Ben Chaplin è Frank Mundi

Denis O’Hare è Edmund Hague

Amy Manson è Maladie

Rochelle Neil è Annie “Bonfire” Carby

Zackary Momoh è Horatio Cousens

Eleanor Tomlinson è Mary Brighton

Elizabeth Berrington è Lucy Best

Anna Devlin è Primrose Chattoway

Kiran Sonia Sawar è Harriet Kaur

Viola Prettejohn è Myrtle Haplisch

Ella Smith è Désireé Blodgett

Vinnie Heaven è Nimble Jack

Nick Frost è Declan “Beggar King” Orrun

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