Sileri a Sky TG24: “L'effetto del vaccino non è eterno, verosimile terza dose a tutti”

Salute e Benessere

Lo ha riferito, intervenendo a "Timeline", il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. "Prima o poi una dose aggiuntiva dovremo farla. La scienza ci dirà se dovremo farla una volta ogni anno, se questa terza dose deve esser fatta a 9 mesi, a 12 mesi a 14”, ha detto. “Ma con il nuovo anno, un po’ tutti dovremo procedere con una terza dose a seconda di quando si è completato il ciclo vaccinale precedente”

“E’ evidente, negli Stati Uniti un’indicazione è stata già data, che sarà necessario un richiamo” del vaccino anti-Covid. Tale richiamo, “dovrà avere una corsia preferenziale, così come già sta succedendo con alcune categorie, vedi i soggetti sopra i 60 anni, per cui sono state somministrate circa un milione di dosi” che rientrano in quelle che vengono considerate “le terze dosi”. Lo ha detto a “Timeline”, in onda su Sky TG24, il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, sottolineando come questa situazione apra a scenari futuri. “Se ho 50 anni dovrò fare la terza dose? E’ verosimile che, col tempo, la scienza ci dirà di sì, o meglio, l’immunità che abbiamo oggi con i vaccini mima quella che è l’immunità naturale che si raggiunge dopo che si è presi il virus”, ha detto ancora. “Quindi è evidente che, così come chi ha dovuto fare un vaccino perché ha avuto un’infezione sei mesi fa o un anno fa, verosimilmente l’immunità anche data dai vaccini non è eterna. Prima o poi, dunque, una dose aggiuntiva dovremo farla. La scienza ci dirà se dovremo farla una volta ogni anno, se questa terza dose deve esser fatta a 9 mesi, a 12 mesi a 14”, ha aggiunto Sileri. In sostanza, “con il nuovo anno, un po’ tutti dovremo procedere con una terza dose a seconda di quando si è completato il ciclo vaccinale precedente”, ha spiegato.

Convincere chi non è vaccinato

“Noi continueremo a vivere delle ondate, che saranno però sempre inferiori rispetto a quelle precedenti perché queste vanno a colpire prevalentemente chi non è vaccinato. Il vero punto ora è andare a convincere quelle persone che ancora non si sono avvicinate alla vaccinazione, e far salire il numero delle prime dosi che oggi sono ferme intorno alle 25/30 mila al giorno: un numero estremamente basso”, ha confermato Sileri, a proposito della campagna vaccinale italiana. Per convincere gli scettici, “non credo servano altre restrizioni in Italia, e dico altre restrizioni perché ancora non abbiamo recuperato un 100% delle nostre quotidiane attività: pensiamo agli stadi, alle discoteche, o ancora alla distanza interpersonale o all’uso delle mascherine. Avere un Green pass come organizzato nel nostro Paese, cioè con una quota di persone non vaccinate che però devono fare un tampone o una diagnostica, sia essa rapida o molecolare, consente di trovare quel sommerso che altrimenti non troveremmo”, ha continuato. Questa sarà l’arma che ci consentirà di rimanere aperti senza ulteriori restrizioni, perché da una parte abbiamo una popolazione di 45 milioni di persone vaccinate con almeno una dose, nella quale il virus non circola come circolerebbe invece in una popolazione senza vaccino, invece dall’altra si ha una popolazione non vaccinata, perché non vuole vaccinarsi, ma che fa una diagnostica che scova i positivi che altrimenti non troveremmo, e quindi li tira fuori dal pool dei cosiddetti, chiamiamoli così, donatori di virus”, ha sottolineato.

Al momento nessuna restrizione a Natale

Si potrà rischiare, a questo proposito, anche un Natale con restrizioni, come durante le festività dello scorso anno? Secondo il sottosegretario non sarà così, “salvo che non arrivi un’ulteriore variante, che ad oggi grazie a Dio non c’è, che magari elude i vaccini e circola più di quella che già abbiamo, e allora capiamo bene che avremo molti più contagi e molte più persone in ospedale”, ha detto. Ma, “se la situazione è quella che osserviamo oggi, avremo dei numeri migliori rispetto al nord dell’Europa e una situazione sotto controllo”.

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Il virus respiratorio sinciziale “non è nuovo”

Nel suo intervento, Sileri ha toccato poi il tema del virus respiratorio sinciziale che sta colpendo i neonati e che sta mettendo in crisi gli ospedali del Paese. “Non è un virus nuovo. Purtroppo, è qualcosa che i medici, e anche i genitori a dire il vero, conoscono da moltissimo tempo. E’ uno dei rischi che chi ha dei figli piccoli conosce da sempre”, ha spiegato. “Quello che accade è che oggi pare vi sia una circolazione maggiore e in anticipo di questo virus, con un impegno delle nostre strutture sanitarie e quindi dei reparti e delle terapie intensive di pediatria. Questo è, ovviamente, un ulteriore aggravio di lavoro in ospedali che, come ben sappiamo, sono già sotto pressione a causa del Covid”, ha riferito il sottosegretario. C’è dunque, in questo senso, “massima allerta, massimo aiuto ai nostri colleghi pediatri e a queste strutture, ma soprattutto la consapevolezza di un virus che magari era poco noto ai più negli anni passati e sul quale adesso viene posta particolare attenzione”. Purtroppo, ha concluso poi Sileri, “non esiste un vaccino contro questo virus, e sono possibili delle infezioni perché l’immunità, una volta che lo si è preso, non è duratura, non è perenne. Ad oggi, comunque, è vero che il virus respiratorio sinciziale “circola un po' di più, come anche l’influenza, rispetto allo scorso anno perché allora le precauzioni che avevamo, con l’utilizzo delle mascherine e il lavaggio delle mani, e le chiusure che vi sono state, come quelle delle scuole e dei nidi, ne hanno determinato la modestissima diffusione”, ha detto ancora.

Il pronto soccorso dell'ospedale Perrino di Brindisi in una foto d'archivio. ANSA/ ROBERTA GRASSI

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