Epatite C: come si trasmette e quali sono le cure

Salute e Benessere
Campagna a Londra a favore del test sull'epatite - foto:Getty
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Il 28 luglio è la Giornata Mondiale dell'Epatite. Tra le forme più aggressive c'è quella che scaturisce dal virus HCV, che ancora oggi causa 400mila morti all'anno

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha un obiettivo molto chiaro quando si parla di epatite: sopprimere tutte le sue forme entro il 2030. Il programma mira a eliminare il 90% delle infezioni e ridurre la sua mortalità del 65%. Il documento Global hepatitis report 2017, che presenta per la prima volta le stime globali e regionali sulle epatite virali relative al 2015, si concentra per lo più sulle epatiti B e C, responsabili del 96% dei decessi causati dalla malattia, per un totale di 1,34 milioni in tutto il mondo nel solo anno di riferimento. Numeri preoccupanti, anche perché i casi di nuove infezioni sono in costante aumento, soprattutto quelli dovuti al virus HVC collegato all'epatite C. Ecco le principali caratteristiche della patologia, i sintomi, le modalità di trasmissione e le cure disponibili.

Cos'è l'epatite C

L'epatite C è una malattia infettiva del fegato causata dal virus HCV, appartenente al ceppo dell'Hepacivirus. L'infezione spesso rimane asintomatica per anni oppure si manifesta con sintomi vaghi come astenia o febbre. Nel 20% dei casi dall'epatite C si può guarire spontaneamente, ma come sottolinea il Ministero della Salute in un'elevata percentuale di casi (circa 80-85%), l'infezione acuta può cronicizzarsi e trasformarsi in una patologia di lunga durata e/o condurre alla cirrosi, una condizione grave del fegato che può portare a sviluppare insufficienza epatica e tumore del fegato. Esistono anche altri fattori di rischio che possono accelerare la progressione della malattia: assunzione cronica di alcol, età avanzata al momento del contagio e presenza di altre infezioni come virus HIV ed epatite B.

Come si trasmette l'epatite

La malattia si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto: questo può avvenire tramite uso di siringhe non sterili, rapporti sessuali non protetti con persone affette dal virus, trasfusione di sangue infetto, utilizzo di strumentazioni mediche o estetiche non sterili. Mentre la madre può infettare il feto con il virus, il contagio non avviene da parte paterna. Il miglioramento delle condizioni sanitarie e della sicurezza nelle trasfusioni di sangue ha determinato una diminuzione dei contagi di HCV nei Paesi occidentali.

I sintomi

L'infezione da HCV può rimanere silenziosa per molti anni e chi ne è affetto non percepisce nessun allarme che possa richiedere una visita specialistica e quindi i test necessari alla diagnosi. Quando l'epatite C entra nella sua fase acuta i sintomi più frequenti sono: affaticamento, dolore articolare, inappetenza, febbre, nausea, vomito, dolore addominale, urine di colore giallo scuro e ittero, ovvero una colorazione giallastra della pelle. Tramite le analisi del sangue - principale strumento di diagnosi per l'epatite C e le altre forme virali - la fase acuta della patologia può essere rivelata da un importante aumento delle transaminasi (una particolare sotto-sottoclasse di enzimi). Quando l'epatite C diventa cronica - di solito può avvenire anche dopo 6 mesi dal contagio - il soggetti percepisce astenia e malessere persistente. In alcune persone si riscontrano anche depressione e ansia.

I vaccini

Non è disponibile un vaccino anti-HCV, quindi è necessario rispettare alcune misure cautelari. In primo luogo, bisogna proteggersi durante rapporti sessuali a rischio mediante l'uso del preservativo, evitare lo scambio di oggetti personali che possano mettere in contatto il proprio sangue con quello di una persona infetta (rasoi, fobicine...), accertarsi che la strumentazione medica o estetica per operazioni, piercing e tatuaggi o pedicure e manicure sia sempre sterile.

Le cure

Per raggiungere "l'obiettivo 2030" la sanità conta sui farmaci antivirali diretti (DAAs). Come riporta la onlus Epac, la combinazione più efficace è quella tra elbasvir (inibitore della proteasi NS5A del virus HCV) e grazoprevir (inibitore della proteasi NS35/4A). Questo farmaco viene somministrato per i pazienti affetti da HCV di genotipo 1 o 4. I trattamenti a disposizione dei pazienti affetti da epatite C stanno diventando sempre più personalizzati perché vengono decisi non solo in base al genotipo dell'infezione, ma anche alla compresenza di altri fattori come la sussistenza di cirrosi, la co-infezione HCV-HIV, ma anche i precedenti fallimenti del trattamento. Per garantire una maggiore flessibilità di somministrazione delle cure, l'Aifa ha ampliato i criteri di rimborsabilità dei farmaci innovativi per l'epatite C cronica. Tra questi c'è anche l'uso terapeutico di farmaci interferon free per i pazienti con infezione da HCV sostenuta da genotipo 1 intolleranti o non eleggibili ad una terapia con interferone.

"Trattare tutti": il piano italiano

La diffusione del virus HBV e HCV in Europa e in Italia ha portato l'Istituto Superiore di Sanità a elaborare un piano che mira a ridurre i costi della spesa pubblica sulla cura dei pazienti affetti da epatite B e C. L'idea è quella di "trattare tutti" e non solo i pazienti cronicizzati. Secondo l'ISS i costi e i benefici di un trattamento "universale" con i nuovi farmaci sarebbero minori per l'intero sistema, rispetto all'elaborazione di cure mirate verso i casi più gravi. La motivazione sta sia nel calo dei costi dei trattamenti di ultima generazione sia per il miglioramento derivante in termini di salute pubblica.

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