Tumore al polmone, triplicato il numero dei pazienti vivi dopo 5 anni

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La radiografia del polmone di un fumatore di sigarette, considerate uno dei principali fattori di rischio di questa neoplasia (Getty Images)
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Il 16% dei pazienti trattati con un nuovo farmaco immunoterapico è sopravvissuto. E' quanto dimostra uno studio che è ancora nella prima delle tre fasi necessarie affinché una cura venga definitivamente approvata. Per gli esperti si tratta di un risultato importantissimo 

Il 16% dei pazienti affetti da tumore al polmone è vivo a 5 anni dalla diagnosi grazie a un nuovo trattamento immunoterapico, mirato cioè a risvegliare la risposta immunitaria contro il cancro. Lo rivela uno studio di fase I (la prima delle tre necessarie affinché una cura venga definitivamente approvata) presentato al congresso dell’American association for cancer research a Washington. Si tratta, secondo gli oncologi, di un risultato importantissimo.

 

Triplicata la sopravvivenza dei pazienti – Oltre a essere tra i più frequenti, il tumore al polmone è anche considerato uno dei più letali. In Italia nel 2016 sono stati registrati oltre 41mila nuovi casi e circa 33 mila decessi, secondo i dati dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). Tuttavia, il 16% dei pazienti trattati con il nuovo farmaco immunoterapico “Nivolumab” presentato a Washington è vivo a cinque anni di distanza dalla diagnosi. "Le percentuali di sopravvivenza a 5 anni in tali malati storicamente non superavano il 5%", spiega Michele Maio, direttore di Immunoterapia oncologica e del Centro di immunoncologia del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena: "Nivolumab le ha triplicate".

 

Le cure somministrate fino a oggi – L’importanza dei risultati legati alla sperimentazione della fase I della nuova cura contro il tumore al polmone va anche rapportata con i trattamenti terapeutici somministrati fino a oggi. L’unica arma disponibile, infatti, è rappresentata dalla chemioterapia, che per i tumori al polmone si dimostrerebbe poco efficace e molto tossica, secondo Maio. Mentre i farmaci a bersaglio molecolare funzionerebbero solo in pochi casi, ovvero in presenza di specifiche mutazioni genetiche. Ecco perché "siamo di fronte a un risultato importantissimo – sottolinea l’esperto - per quanto derivante da uno studio di fase 1, e a un cambiamento epocale. È il primo reale passo in avanti negli ultimi 20 anni in una neoplasia particolarmente difficile da trattare".

 

Nuovo farmaco e risvolti futuri – La molecola Nivolumab, presentata a Washington e testata su 129 pazienti con cancro al polmone, è capace di attivare il sistema immunitario contro il tumore. Attualmente la sperimentazione per questo tipo di neoplasia è ancora in fase I, la prima delle tre da superare perché una cura venga definitivamente approvata. Una ulteriore strategia futura per combattere i tumori potrebbe inoltre essere rappresentata, secondo Maio, dalla combinazione di terapie immunocologiche già a disposizione o ancora in fase sperimentale con farmaci diretti contro nuovi bersagli terapeutici.  

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