Voto di risoluzione ipotizzato per il 16 novembre. Il Presidente del Consiglio: "Disposto a fare passi avanti". Polemiche sulla richiesta del Veneto per lo Statuto speciale, ma il governatore lombardo precisa: "Sostengo Zaia" - ANALISI DEL VOTO
Il confronto potrebbe già esserci nel giro di "due, tre settimane". È questa la previsione di Roberto Maroni sull’avvio del dialogo con Roma dopo la vittoria del "sì" al referendum sull’autonomia del 22 ottobre. L’idea del governatore è quella di costruire "in squadra" un progetto dettagliato per la Regione, come ha precisato lui stesso dell’inaugurazione di Smau, a Fieramilanocity. Intanto, emerge che il Consiglio regionale della Lombardia potrebbe arrivare ad approvare la risoluzione con le materie da trattare con lo Stato nella seconda settimana di novembre, in una seduta ad hoc. La tempistica è stata comunicata dal presidente dell'Aula, Raffaele Cattaneo, che ha ipotizzato come data utile quella del 16 novembre. Il dibattito sull'esito del voto di domenica scorsa si apre oggi, mentre la discussione sulle mosse successive è prevista per il 31 ottobre.
I piani di Lombardia e Veneto. Maroni: no critico con Zaia
In mattinata, a Radio Anch'io, Maroni aveva anche definito "straordinario" il risultato di quasi il 40% di affluenza ottenuto nella sua Regione (I RISULTATI DEL VOTO), dove ha largamente prevalso il "sì", con oltre il 90%, come in Veneto. Ma i piani post-voto del governatore lombardo e di quello veneto sono diversi, soprattutto dopo che Zaia ha chiesto lo Statuto speciale.
Che le posizioni delle due Regioni siano diverse lo aveva sottolineato lo stesso Maroni, parlando a Repubblica. Con la richiesta che il Veneto diventi una Regione a statuto speciale, il governatore Luca Zaia "mi ha un po' spiazzato, non era concordata questa mossa, è stata fatta a mia insaputa". Il leghista, però, ha poi precisato: "Io non critico Zaia, lo sostengo sempre pienamente. So che oggi su Repubblica c'è una dichiarazione che è una forzatura, perché ho solo detto che per noi la strada è diversa". Zaia dopo il raggiungimento del quorum - non previsto invece per la Lombardia - e la schiacciante vittoria del "sì" (con il 98% delle preferenze), aveva chiesto che il Veneto diventasse una Regione a Statuto speciale. Sull’ipotesi avanzata dal Veneto e non prevista dalla consultazione, comunque, era arrivato subito il blocco di Palazzo Chigi, con il sottosegretario Gianclaudio Bressa che l’aveva definita "una proposta non ricevibile".
Gentiloni: "Disposto a fare passi avanti"
Mentre si delineano le tappe delle prossime settimane, da Marghera è arrivata anche l’apertura al dialogo da parte del Presidente del consiglio, sulla questione referendaria. "Guardo con interesse, rispetto, disponibilità alla discussione aperta dai referendum sul tema dell'autonomia", ha detto Paolo Gentiloni, che si è detto anche disposto "a fare dei passi in avanti".
Maroni: "Sosterrò Zaia"
Maroni aveva anche spiegato di aver ricevuto una telefonata da Bressa, in cui il sottosegretario gli aveva detto che se anche la Lombardia avesse chiesto lo Statuto speciale "non sarebbe stata possibile alcuna trattativa con il governo, visto che la materia è di competenza del Parlamento". "Il nostro quesito", ha poi chiarito Maroni dallo Smau, "non prevede lo Statuto speciale, quindi anche volendo io non posso. Rispetto le scelte di Zaia e lo sosterrò in questa sua iniziativa perché è giusto che lui decida".
Salvini: "C'è una sola Lega"
Sulla questione, è intervenuto anche il leader del Carroccio, Matteo Salvini, per ribadire l'unità del suo partito: "C’è una sola Lega che dà speranza a 60 milioni di cittadini italiani. Abbiamo permesso a milioni di persone di votare in maniera pacifica e ordinata, e già ci stanno chiamando e stiamo lavorando per la Puglia, il Piemonte, l’Abruzzo e l’Emilia Romagna. Voglio una politica che spende meno e meglio", ha ribadito ai microfoni di Radio Anch'io.
Chiamparino: "Il federalismo non è randellare lo Stato"
Ma proprio il presidente di una delle Regioni citate da Salvini, il Piemonte, ha definito il referendum "un'abile operazione politico-elettorale". È questo il parere di Sergio Chiamparino, ribadito in un’intervista alla Stampa in cui ha anche detto: "Non credo sia la strada per costruire un sistema federalista equilibrato", perché "federalismo non significa randellare lo Stato". Mentre sulle diverse posizioni di Zaia e Maroni spiega: "Queste consultazioni scontano un'ambiguità evidente, lo spoglio non è ancora terminato che già Maroni e Zaia imboccano strade diverse, il primo resta sul binario del 116, dal quale però è esclusa ogni contrattazione di tipo fiscale, mentre il secondo va oltre e chiede lo Statuto speciale". Per Chiamparino, però, il Partito democratico non dovrebbe comunque sottovalutare l’esito di questa tornata referendaria. "Raccogliere le istanze non significa cavalcarle. Detto questo è evidente che tra la gente, anche in Piemonte, c’è una diffusa sfiducia verso l'establishment. Anzi Roma è considerata l'establishment. Ecco perché la mobilitazione dell'elettorato non va sottovalutata".