Elezioni 2018: all’estero esultano populisti, Ue spera in Mattarella

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Le istituzioni europee chiedono al presidente della Repubblica un governo “stabile” e provano a tenere buoni i mercati. Francia e Germania rimangono alla finestra. Gioia di Le Pen e Wilders. LIVE-SPECIALE

Non solo in Italia. I risultati delle elezioni Politiche hanno provocato reazioni e commenti anche all’estero (LIVE - SPECIALE). Soprattutto in Europa. Mentre i media stranieri parlano di rischio di ingovernabilità e le istituzioni europee si affidano a Mattarella, il resto del Continente rimane in attesa di vedere cosa succederà. Chi esulta, invece, sono i populisti. Primi fra tutti la leader francese del Front National Marine Le Pen (“L'Unione europea passerà una brutta serata...”, ha detto il 4 marzo dopo i primi dati) e il leader olandese islamofobo e anti-Ue del Pvv Geert Wilders (che ha fatto i complimenti al leader della Lega Matteo Salvini).

I messaggi di Bruxelles

Adesso che le elezioni italiane hanno materializzato tutte le loro paure più profonde, le istituzioni europee si chiudono a riflettere in silenzio. Bruxelles, però, lancia prima due messaggi. Il primo è per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel quale ripone ogni fiducia perché faccia nascere un governo “stabile”. Il secondo è per tenere buoni i mercati. La paura dell’Europa è quella di ritrovarsi a dialogare con un governo Lega-5 Stelle che si metta di traverso su ogni decisione comunitaria.

Italia riflette tendenza europea

Del resto i risultati italiani, sebbene non prevedibili nelle loro effettive dimensioni, riflettono una tendenza europea. Il declino della sinistra, l'indebolimento dei partiti di centro, l'inasprimento delle posizioni nazionaliste e anti-europee sono tutti fenomeni che già da qualche anno agitano il sonno dei leader europei. I quali, fino a ora, erano almeno convinti di essere riusciti ad arginare il contagio nei grandi Paesi. Gli “estremisti” con cui è difficile confrontarsi al tavolo del Consiglio europeo erano tutti a Est. Ora che uno dei big ha cambiato pelle, anche gli equilibri tra i 27 dovranno evolvere.

La posizione di Germani e Francia

Anche Francia e Germania, altrettanto scosse dal sorprendente risultato dei partiti anti-sistema ed euroscettici in uno dei Paesi fondatori dell'Ue, guardano a Mattarella e confidano nella sua figura di garante. Con la speranza che trovi un equilibrio tra le forze politiche in grado di preservare il ruolo che l'Italia ha giocato fino a oggi in Europa. “L'Italia è un Paese profondamente amico e partner e ci auguriamo un governo stabile per il benessere del Paese e dell'Europa”, ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ricordando quella responsabilità che Roma ha nei confronti dell'Europa. Il presidente Macron si spinge anche ad un'analisi del voto, che non assegna le colpe ai socialisti. “Nel mondo in cui viviamo, si possono difendere delle belle idee, ma non si possono difendere facendo astrazione dalla brutalità del contesto. E oggi l'Italia ha indubbiamente sofferto della pressione in cui vive da mesi e mesi, incluso un contesto di forte pressione migratoria. Dobbiamo tenerlo a mente", ha detto durante una conferenza stampa.

I rischi

Il rischio più evidente per l’Italia, sottolineano fonti europee, è che il Paese venga fatta fuori dall'asse franco-tedesco e quindi isolato dall'Europa che conta e dai dossier di peso. Non sono solo decisioni strategiche sul futuro delle riforme europee, ma anche dossier che toccano nel vivo l'economia, come quello degli investimenti collegati alla politica di difesa comune. Al momento Roma siede a quel tavolo con Parigi e Berlino: perdendo il posto, perderebbe anche l'accesso privilegiato a decisioni che muoveranno miliardi di investimenti in Europa. Per ora comunque, il resto d'Europa resta a guardare. Cercando di fare meno rumore possibile per non alimentare allarmismi soprattutto sui mercati. Mercoledì si capirà se la strategia regge: la Commissione pubblicherà il nuovo rapporto sui progressi nelle riforme strutturali e nella correzione degli squilibri macroeconomici. Per l'Italia significa un nuovo richiamo sul debito pubblico. Il primo della nuova era, a cui i nuovi vincitori dovranno replicare.

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