Turchia: scarcerato presidente di Amnesty, riprende il processo
MondoUndici persone della Ong sono accusate a vario titolo di associazione terroristica e rischiano fino a 15 anni di reclusione. Tra questi la direttrice di Amnesty International Turchia, Idil Eser, e lo stesso presidente Kiliç, rilasciato dopo 8 mesi di carcere
È ripreso il 31 gennaio al tribunale di Caglayan, a Istanbul, il processo nei confronti dei vertici di Amnesty International in Turchia e di altri 9 attivisti per i diritti umani su cui pende l'accusa di “associazione terroristica”. Capo d'imputazione che potrebbe portarli a una condanna fino a 15 anni di carcere.
Il processo ai vertici di Amnesty
Il dibattimento vede alla sbarra, tra gli altri, il presidente nazionale di Amnesty, Taner Kiliç e la direttrice Idil Eser. Insieme a loro anche i due stranieri Peter Steudtner, tedesco, e Ali Gharavi, svedese, che dopo essere stati rilasciati nell'ottobre scorso hanno però lasciato la Turchia. Il pubblico ministero incaricato del caso li accusa a vario titolo di legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, gruppi illegali curdi e di estrema sinistra. In una nota diffusa alla vigilia dell'udienza, Amnesty ha nuovamente respinto con forza ogni addebito, parlando di "un procedimento politicamente motivato con l'obiettivo di zittire le voci critiche all'interno della Turchia". Come nelle precedenti udienze, in tribunale sono attesi diversi osservatori e diplomatici stranieri.
Scarcerato dopo 8 mesi il presidente
Intanto un tribunale di Istanbul ha disposto il rilascio del presidente di Amnesty Turchia, Taner Kiliç, dopo quasi otto mesi di carcerazione preventiva. L'uomo,in cella da giugno con l'accusa di terrorismo, è stato rilasciato mercoledì 31 gennaio su cauzione. Kiliç era stato arrestato il 6 giugno 2017, mentre gli altri 10 attivisti sono stati fermati il mese successivo. Otto degli imputati sono stati tenuti in carcere per quasi quattro mesi prima di essere rilasciati, anche loro su cauzione. Ora i loro legali accusano le autorità turche di aver montato un processo "politico" con l'obiettivo di "zittire il dissenso" all'interno del paese. Poco prima del rilascio di Kiliç, Amnesty aveva fatto sapere di aver raccolto oltre un milione di firme per chiedere la scarcerazione del presidente e il proscioglimento di tutti gli imputati.
Cosa rischiano gli imputati
Spetterà ora al processo chiarire le posizioni degli imputati. Kiliç è accusato di essere utente dell'app di messaggistica criptata ByLock, utilizzata da diverse persone collegate al tentato colpo di stato del 2016, il cui ispiratore, secondo Ankara, è l'imam Fethullah Gulen. Un'accusa che - dovesse essere dimostrata - potrebbe portare a una condanna da 7 anni e mezzo a 15 anni di carcere. Avvocato da sempre in prima fila nella difesa dei diritti umani, Kiliç ha anche curato la difesa dell'italiano Gabriele Del Grande, il giornalista trattenuto in stato di fermo in Turchia lo scorso aprile. In una recente dichiarazione, lo stesso Kiliç, riferendosi a un quotidiano vicino a Gulen, aveva detto: “Mi accusano persino del fatto che mio cognato abbia lavorato per un periodo a Zaman".