Secondo le autorità, la polizia non ha sparato sulla folla e le vittime sono responsabilità di “agitatori”. Fonti locali sabato parlavano di sei morti a causa dei colpi da arma da fuoco della Guardia Repubblicana. Teheran sospende app e social "per mantenere la pace"
Due persone sarebbero state uccise in Iran, nella notte tra sabato e domenica, durante le proteste contro il carovita a Doroud, nel Lorestan. La notizia arriva dall’agenzia stampa semiufficiale Mehr che cita Habibollah Khojastepour, vicecapo della sicurezza del governatore della provincia. Secondo l’agenzia Ilna, un’ottantina di persone sarebbero state arrestate ad Arak, circa 280 chilometri a sud di Teheran. Intanto l’ad di Telegram fa sapere che le autorità del Paese stanno “bloccando l’accesso” alla app per non farla usare ai manifestanti, circostanza confermata dalla tv di Stato che ha annunciato di aver sospeso anche Instagram “per mantenere la pace”.
Gli “agitatori”
Khojastepour non ha chiarito le cause della morte dei due manifestanti, ma ha sottolineato che "nessun proiettile è stato sparato dalla polizia e dalle forze di sicurezza sulla folla". Il raduno di Doroud, che secondo l’agenzia Mehr non era autorizzato, “doveva finire in modo pacifico - ha commentato Khojastepour - ma sfortunatamente questo è successo a causa della presenza di agitatori". In alcuni video pubblicati ieri notte sui social media si vede un dimostrante con una ferita da arma da fuoco e dimostranti a terra mentre in sottofondo si sente il rumore di spari.
Proteste e numeri incerti
È incerto però il bilancio degli scontri, che proseguono da giorni in diverse città iraniane. Ieri, secondo fonti locali, almeno sei persone sarebbero state uccise e molte altre ferite quando, a Doraud, la Guardia Repubblicana ha sparato per disperdere una protesta. Agitazioni si sono verificate anche a Teheran, dove alcune centinaia di studenti sono scesi nelle vie intorno all'università unendosi alle contestazioni. Nel contempo però, sia nella capitale che in altre località, decine di migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni a favore dell'attuale governo e del presidente Hassan Rohani.
Il blocco di Telegram
Intanto arriva con un tweet dell’amministratore delegato di Telegram, Pavel Durov, la notizia che Teheran starebbe “bloccando l'accesso" alla app di messaggistica "alla maggioranza degli iraniani" per impedire ai dimostranti di usarla durante le proteste, dopo che l'azienda ha rifiutato pubblicamente di chiudere uno dei canali usati dai dimostranti.
Gli intellettuali e i sostenitori di Ahmadinejad
La tv di Stato ha invitato la popolazione a non partecipare a "raduni illegali" e, secondo alcuni, il monito sarebbe rivolto a quegli intellettuali e borghesi illuminati che rimproverano al presidente Rohani di non aver ancora realizzato le sue promesse su diritti civili, politici e umani. Ma l’avvertimento potrebbe anche essere diretto a quella parte iper-conservatrice del Paese che rimpiange la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad, che otto anni fa riuscì a sconfiggere la piazza e i candidati moderati di allora, Mirhossein Mousavi e Mahdi Karrubi, e che ora molti ritengono sia dietro agli attuali problemi economici di Rohani.
L’attacco di Trump
Sul piano politico a parlare è stato Donald Trump, che attraverso la portavoce della Casa Bianca ha twittato: "Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del suo popolo, compreso il diritto di espressione. Il mondo sta guardando". E ha citato le "proteste pacifiche di cittadini iraniani stanchi della corruzione del regime e dello sperpero delle ricchezze nazionali per finanziare il terrorismo all'estero". "Dichiarazioni ingannevoli, ipocrite e opportunistiche", ha commentato poche ore dopo il portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Bahram Gashemi, che ha invitato "il popolo iraniano a non dare credito alle critiche espresse dal signor Trump o dai suoi funzionari".