Siria, mattanza dell'Isis in ritirata: "almeno 116 morti"

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Combattenti attraversano le rovine di Raqqa (Getty Images)
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Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, i corpi di civili lasciati sul terreno sono stati ritrovati nella città siriana di Qaryatayn, nella provincia centrale di Homs

La ritirata delle milizie del Califfato in Siria non ha risparmiato la vita di oltre cento civili, molti dei quali accusati di aver collaborato con le truppe del governo siriano. E' accaduto nella città di Qaryatayn nella provincia centrale di Homs, secondo quanto riferito dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). I corpi, ritrovati sabato 21 ottobre dopo il ritiro dei combattenti dell'autoproclamato Stato Islamico, sono 116; fra questi 35 quelli presentano i segni delle esecuzioni sommarie dell'Isis.

Le rappresaglie dell'Isis

"Durante i 20 giorni in cui ha avuto il controllo di al-Qaryatayne, l'Isis ha giustiziato almeno 116 civili per rappresaglia, accusandoli di collaborazione con le truppe del regime di Bashar al-Assad", ha riportato Rami Abdel Rahmane, direttore dell'Osservatorio che dispone di una vasta rete di informatori anonimi sul territorio. "Dopo la riconquista di questa città nella provincia di Homs, gli abitanti hanno trovato dei cadaveri in strada, nelle abitazioni e in altri luoghi. Alcuni sono stati uccisi all'arma bianca, altri a colpi di arma da fuoco", ha proseguito Rahmane, precisando che la grande maggioranza delle vittime è stata uccisa negli ultimi due giorni, prima che l'Isis fosse cacciato da Qaryatayne.

L'accusa di collaborazionismo

Fra i morti di Qaryatayn almeno 52 sono stati accusati di aver fornito informazioni e cooperato con le forze governative che avrebbero poi riconquistato la città. Secondo le fonti dell'Ondus fra le vittime ci sono anche due donne e un medico.

La presa di Qaryatayn

La città che è stata teatro delle esecuzioni degli jihadisti, è stata conquistata una prima volta nell'agosto 2015 e poi perduta dopo un anno; infine, le milizie dell'Isis l'avevano ripresa lo scorso primo ottobre prima della definiva sconfitta sabato 21. Al suo interno Qaryatayn ospita a una minoranza cristiana e diverse chiese, alcune delle quali saccheggiate dai jihadisti. Duecento combattenti del Califfato cacciati dal governo siriano si sarebbero diretti “in direzione della Badiya", una regione desertica al centro della Siria.

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