Birmania, Facebook cancella profili di attivisti Rohingya

Mondo
Rifugiati rohingya in fuga verso il Bangladesh (Getty Images)
4_Rohingya_GettyImages-842572196

Un gruppo che rappresenta la minoranza sarebbe stato inserito dalla piattaforma nella lista delle "organizzazione pericolose" e i suoi post rimossi. Gli utenti accusano: "Sta sopprimendo la libertà di espressione". Il social si difende: "Seguiamo gli standard"

Secondo quanto riportano diversi media internazionali, Facebook starebbe censurando i post “scritti da o in favore di” un gruppo ribelle che rappresenta la minoranza rohingya. Il Guardian riporta che l’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), il movimento che sostiene la ribellione dei Rohingya e la difesa dei loro diritti fondamentali nella regione settentrionale della Birmania, sarebbe stato inserito nella lista delle “organizzazioni pericolose” di Facebook. La policy del social network prevede che qualsiasi commento scritto o in favore di un gruppo considerato “pericoloso” (e cioè coinvolto in atti terroristici, criminalità organizzata, omicidi di massa) venga bannato.

Cancellati i post che documentano la "pulizia etnica"

Il Daily Beast, sito web di informazione statunitense, è stato il primo a riferire la notizia. Secondo quanto riporta, diversi attivisti Rohingya si sono visti chiudere il profilo o cancellare post che documentavano la “pulizia etnica” - e in generale ogni genere di violenza contro la minoranza - in corso nello stato del Rakhine, nella Birmania settentrionale. Lo scorso 11 settembre, anche l’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu aveva parlato di un caso di “pulizia etnica da manuale”, a proposito delle violenze in corso nel paese contro la minoranza. L’Arsa, nata nell’ottobre 2016, era stata dichiarata un’organizzazione terroristica dallo Stato birmano lo scorso 25 agosto, dopo che alcuni militari erano stati attaccati e le tensioni fra i due gruppi etnici erano esplose nuovamente. Facebook ha negato che la propria decisione sia stata influenzata dal governo birmano il quale però si è detto soddisfatto della scelta della piattaforma, attraverso un post pubblicato su Facebook dal portavoce di Aung San Suu Kyi.

"Facebook sta sopprimendo il dissenso"

“Credo che Facebook stia cercando di sopprimere la libertà di espressione e il dissenso, collaborando con il regime birmano che sta portando avanti un genocidio”, ha detto al Guardian Mohammad Anwar, attivista e giornalista che è stato oggetto della censura del social network. Dopo le critiche ricevute da utenti, attivisti e giornalisti, Ruchika Budhraja, portavoce di Facebook, ha dichiarato al sito Daily Beast e al Guardian che la compagnia analizzerà la situazione. “Stiamo rimuovendo solamente contenuti troppo forti, pubblicati per celebrare la violenza e non per condannarla. Stiamo rivedendo attentamente ogni contenuto in base agli Standard della Community e, qualora ci vengano segnalati errori, li risolveremo velocemente e cercheremo di prevenirli in futuro”, ha detto Budhraja.

Mondo: I più letti