I medici inglesi pronti a staccare la spina al bimbo di 10 mesi gravemente malato. Tweet di Trump: "Aiutiamolo". La mamma ha contattato il nosocomio romano, che ha offerto il suo aiuto. La clinica di Londra: il trasferimento non può avvenire per "motivi legali"
Una corsa contro il tempo e una gara di solidarietà internazionale. La vicenda del piccolo Charlie Gard e dei suoi genitori ha commosso il mondo. Domenica Papa Francesco ha lanciato un appello per il bimbo di 10 mesi gravemente malato. I medici del Great Ormond Street Hospital di Londra sono pronti a staccargli la spina contro la volontà dei genitori. Nella giornata di lunedì è arrivato un tweet del presidente americano Donald Trump che offre il suo aiuto e si è messo in contatto coi familiari. "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come i nostri amici in Gb e il Papa, saremmo felici di farlo", ha affermato il capo di Stato, mentre anche dall'Italia c'è chi si fa avanti per accoglierlo, come l'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">If we can help little <a href="https://twitter.com/hashtag/CharlieGard?src=hash">#CharlieGard</a>, as per our friends in the U.K. and the Pope, we would be delighted to do so.</p>— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) <a href="https://twitter.com/realDonaldTrump/status/881875263700783104">3 luglio 2017</a></blockquote> <script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
La vicenda
Chris Gard e Connie Yates, i genitori del piccolo, sono rimasti al suo fianco negli ultimi giorni dopo che i dottori avevano concesso un’inattesa proroga venerdì scorso di fronte alle ripetute richieste della famiglia che ha implorato di aspettare a staccare i macchinari che tengono in vita il figlio. I Gard avevano lanciato (e perso) una battaglia legale, arrivata fino alla Corte di Strasburgo, per tentare di portare proprio negli Usa il bambino e sottoporlo ad una terapia sperimentale. Ma i medici britannici avevano opposto il loro rifiuto affermando che Charlie avrebbe sofferto troppo e inutilmente perché la sua malattia, la sindrome da deperimento mitocondriale, non sarebbe curabile.
L’impegno di Trump
Secondo una portavoce della Casa Bianca, i funzionari dell'amministrazione Trump hanno parlato coi genitori del bimbo offrendo aiuto e coinvolgendo le autorità di Londra. Ci sarebbe anche un non precisato ospedale negli Stati Uniti pronto ad accogliere Charlie. La risposta ufficiale di Downing Street è stata molto circostanziata. Un portavoce di Theresa May ha affermato che la premier è a conoscenza del 'tweet' del presidente americano ma non ha voluto commentare in proposito. Si è limitata a dire: "Tutti i nostri pensieri sono con Charlie e la sua famiglia".
Il tentativo dell’ospedale Bambino Gesù
Anche dall'Italia è arrivata una offerta d'aiuto, da parte dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù. "Ho chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale. Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci", ha detto Mariella Enoc, la presidente della struttura sanitaria di proprietà della Santa Sede. "Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere". E nella giornata di martedì la stessa mamma di Charlie ha contattato l'ospedale romano. Mariella Enoc ha però precisato: "L'ospedale ci ha detto che il board per motivi legali non può trasferire il bambino da noi".
L’apertura della Lorenzin
Rispetto alla possibilità di farlo arrivare in Italia è intervenuta il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. "Noi come governo non diciamo niente - ha detto - questa è una valutazione che attiene ai medici e alla famiglia". Ma se dovesse arrivare in Italia "daremo il supporto necessario". Per il ministro, però, "questa è una cosa del Bambino Gesù, che si muoverà, è una valutazione che faranno loro sia dal punto di vista tecnico con l'ospedale, e con la famiglia, i genitori. Noi assistiamo tanti pazienti in condizioni disperate da tutto il mondo. Però - ha concluso - queste sono sempre valutazioni tecniche”.