Usa, il Congresso cancella le tutele per la privacy online

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Secondo il nuovo testo voluto dai repubblicani, che respinge la riforma voluta da Obama, gli Internet Service Provider potranno vendere informazioni importanti come la cronologia di navigazione, gli acquisti online e le app scaricate

Il Congresso degli Stati Uniti ha inferto un durissimo colpo alla privacy su internet. Seguendo l'analoga mossa del Senato, la Camera dei Rappresentanti, con 215 voti a favore e 205 contrari, ha abolito la normativa, introdotta da Barack Obama, che avrebbe imposto ai provider (Isp, Internet Service Provider), di ottenere il consenso degli utenti americani per poter vendere alle agenzie pubblicitarie importanti dati personali. Tra le informazioni di cui potranno disporre, ricordano il Washington Post e il New York Times ci sono dati come la cronologia di navigazione, l'uso delle app, i prodotti acquistati online e la localizzazione dell'utente. Per dire addio definitivamente alla privacy manca solo la firma del presidente Donald Trump ma la Casa Bianca ha già fatto sapere di sostenere lo smantellamento delle regole varate lo scorso ottobre, nell'era di Barack Obama, dalla Federal Communication Commission (Fcc), l'agenzia Usa per le comunicazioni, che sarebbero dovute entrare in vigore il prossimo 4 dicembre. La risoluzione è stata approvata sfruttando il 'Congressional Review Act', lo strumento per impedire l'entrata in vigore di nuove norme federali e assicurare che non vengano ripresentate in futuro nella stessa forma. 

 

 

Dure critiche dei democratici - Senza tali restrizioni, gli internet provider come Comcast, Verizon o At&t potranno vendere al miglior offerente  informazioni preziose per gli inserzionisti pubblicitari che avranno a disposizione profili altamente personalizzati. Dalle ricerche web emergono dati che vanno dalle abitudini di acquisto alle preoccupazioni relative alla salute, dai ristoranti preferiti alla la musica che si ascolta, da dove si va in vacanza alla nostra banca, fino ai nostri orientamenti sessuali, religiosi, politici. Non a caso, At&t, in vista dell'entrata in vigore delle norme per la tutela della privacy alla fine dell'anno, aveva già ipotizzato un canone ridotto per chi accettava di cedere tutti i dati di navigazione. Non ne avrà più bisogno. "Perché volete dar via tutti i vostri dati personali con il semplice scopo di consentire la loro vendita? Datemi una buona ragione per cui Comcast dovrebbe sapere quali siano i problemi medici di mia madre", ha provocatoriamente dichiarato il deputato democratico Mike Capuano, contestando la decisione dei repubblicani di smantellare l'eredità di Obama. "La scorsa settimana ho comprato biancheria su internet - ha insistito Capuano - perché tutti dovrebbero conoscere la mia misura o quale colore ho scelto?". Per contro, la deputata repubblicana Marsha Blackburn ha definito le norme sulla tutela della privacy abolite "una grande morsa del potere del governo" che avrebbe danneggiato i contribuenti. "Sono grata alla Camera - ha dunque sottolineato in una nota - per il fatto di aver preso questa importante decisione che tutela i consumatori e le future innovazioni di internet".  

 

Ora in pericolo la neutralità della rete - La Electronic Frontier Foudation (Eff), un'organizzazione per la tutela dei diritti civili nel mondo digitale, denuncia il rischio di essere controllati in ogni aspetto della nostra vita e la messa a repentaglio della sicurezza informatica. La cancellazione delle tutele, e questa è una delle argomentazioni dei repubblicani, consentirà ai provider internet di accedere al ghiotto mercato della pubblicità on line, oggi dominato da Google e Facebook, che però non sono indispensabili come gli Isp per l'accesso al web e consentono di cancellare la cronologia delle ricerche. Il Washington Post sottolinea come il prossimo passo del Congresso potrebbe essere quello di mettere in discussione la neutralità della rete, cioè il principio in base al quale il traffico internet debba essere trattato allo stesso modo, senza discriminarne l'accesso, ovvero senza che i provider possano trattare in modo diverso dati e connessioni dando priorità ad alcuni servizi a scapito di altri. 

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