Arafat, gli esperti: possibile tesi avvelenamento da polonio

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Un'immagine in ricordo di Yasser Arafat. Foto Getty

Secondo una ricerca condotta dal Centro Universitario di Medicina Legale di Losanna, nei resti del leader palestinese sarebbero state trovate tracce di sostanza radioattiva 18 volte superiori al normale. Mistero sui mandanti

Se ne parlava già da tempo, ma adesso ci sarebbero le prove. Il leader palestinese Yasser Arafat, morto l'11 novembre 2004 a Parigi, sarebbe stato avvelenato con il Polonio 210. Lo rivela un documento esclusivo anticipato da Al Jazeera, che cita le conclusioni della ricerca del Centro Universitario di Medicina Legale di Losanna incaricato, nell'agosto del 2012, dall'Autorità Nazionale Palestinese a svolgere le analisi sui resti dell'ex leader.

Ragionevole la tesi dell'avvelenamento -
"I nostri risultati - ha detto in conferenza stampa Francois Bochud dell'Università di Losanna - sostengono che sia ragionevole la tesi dell'avvelenamento" dell'ex presidente palestinese. Nonostante ciò, gli esperti svizzeri che hanno esaminato il corpo hanno raggiunto la conclusione che "non si può dire che il polonio sia stato la causa della morte" di Arafat, ma che "non lo si può neanche escludere".

Un assassinio politico - "Stiamo svelando un vero crimine, un assassinio politico", ha dichiarato alla Reuters la vedova di Arafat, Suha, dopo aver ricevuto i risultati delle analisi. "I nostri dubbi sono stati confermati e adesso abbiamo le prove scientifiche che (Yasser Arafat ndr.) non è morto per cause naturali, ma è stato assassinato", ha proseguito l'ex moglie.

Tanti sospetti, ma nessuna accusa concreta - Un team di esperti, tra cui quelli dell'Università di Losanna, aveva ricevuto l'incarico di riesumare la salma di Arafat nel novembre 2012 per trovare le prove di avvelenamento. Dopo il fallimento degli accordi di pace tra Palestina e Israele del 2000, in molti avevano puntato il dito contro lo stato ebraico, ritenuto responsabile di una serie di attentati volti a togliere la vita ad Arafat.

Israele: "Teoria piena di lacune"
- Il governo israeliano però ha subito smentito ogni accusa. "Non ha niente a che vedere con Israele, né ha la minima credibilità. Si tratta di un altro episodio dell'interminabile telenovela tra Suha Arafat e l'Autorità nazionale palestinese", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Igal Palmor. Secondo Palmor "la base scientifica dell'indagine è piena di falle" perché non ha tenuto conto dei luoghi in cui è stato Arafat prima di morire né si sono interrogati i medici che assisterono il leader palestinese all'ospedale di Parigi. Il portavoce ha inoltre notato che di recente il laboratorio russo che conduceva il terzo filone dell'indagine aveva annunciato l'assenza di tracce di sostanze radioattive, per poi cambiare idea. "La teoria dell'avvelenamento ha più lacune che sostanza", ha concluso Palmor.

Il veleno nascosto nel cibo o in un drink - Il Polonio 210 è uno dei più potenti killer presenti in natura, in grado di uccidere anche in piccolissime quantità non rilevabili ad occhio nudo. Sandro Daghetto, ricercatore del Cnr, ha spiegato all'Ansa che si tratta di una sostanza particolarmente pericolosa "perché supera la barriera cellulare e quindi può entrare in qualunque tessuto, devastandolo con le emissioni di raggi alfa". Inoltre è facile da nascondere tra le pietanze, un drink, oppure un innocuo spazzolino da denti.

Il caso Litvinenko - All'epoca della morte di Arafat la sostanza radioattiva non era considerata tra i mezzi impiegati per uccidere avversari politici. Fu solo nel 2006, in seguito alla morte dell'ex spia russa Alexander Litvinenko, che il polonio divenne famoso come arma invisibile.

I dubbi sull'omicidio - Se la notizia fosse confermata (Al Jazeera rimane cauta nel dare per certi i risultati delle analisi, anche se sono state riscontrate tracce di Polonio 18 volte più alte del normale sul corpo di Arafat), il prossimo passo sarà trovare il mandante dell'assassinio. Il Polonio 210 è stato probabilmente fabbricato all'interno di un reattore nucleare. I dubbi però rimangono. La causa ufficiale della morte di Arafat è l'infarto. Il leader si era ammalato nell'ottobre del 2004, accusando sintomi paragonabili a quelli influenzali: gastroenterite, vomito e diarrea. Inoltre non aveva perso i capelli, una conseguenza comune in seguito all'esposizione anomala alle radiazioni.

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