Alluvione Genova, confermata condanna a 5 anni per ex sindaca Vincenzi

Cronaca
L'ex sindaca di Genova, Marta Vincenzi, all'uscita del tribunale (Ansa)

Dopo il disastro del novembre 2011, in cui persero la vita sei donne tra cui due bambine, l’allora prima cittadina era stata condannata a cinque anni. La Corte d’Appello non ha cambiato questa decisione. "Non so se riuscirò ad andare avanti", ha commentato Vincenzi

Confermata dalla Corte d’Appello di Genova la condanna a cinque anni per l'ex sindaca di Genova Marta Vincenzi in seguito all'alluvione del novembre 2011, in cui persero la vita sei donne tra cui due bambine. "Non so se riuscirò ad andare aventi", ha commentato l’ex prima cittadina del capoluogo ligure.

Il perché della condanna

Secondo l'accusa, i politici e i tecnici genovesi non chiusero le scuole nonostante fosse stata diramata l'allerta 2 e, la mattina dell'alluvione, non chiusero con tempestività le strade. Dalle indagini era emerso che "gli uffici comunali di protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già alle 11 mentre il rio Fereggiano esondò intorno all'una". In quelle due ore c'era la possibilità di evitare la tragedia con alcuni accorgimenti che "non vennero messi in atto", aveva scritto il pm. I vertici della macchina comunale "non solo non fecero quello che andava fatto" ma, sostiene l'accusa, "falsificarono il verbale alterando l'orario dell'esondazione". Quel documento secondo gli inquirenti venne alterato per sostenere la tesi secondo cui quel giorno sulla città si abbatté una bomba d'acqua di per sé imprevedibile. All'indomani della tragedia venne aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti. Grazie alle testimonianze dei cittadini, alle loro foto e ai video, gli investigatori hanno scoperto che la verità contenuta nei verbali presentati dagli uffici comunali era diversa da quanto accaduto. Vennero così ipotizzate le accuse relative al verbale 'taroccato': il falso, appunto, e la calunnia perché gli imputati scrissero nel documento che il volontario di protezione civile risultava presente sul rio a monitorare l'andamento dell'acqua, quando invece non arrivò mai sul posto.

"Non so se riuscirò ad andare avanti"

"Cosa vuole che le dica? non so se riuscirò a andare avanti". Queste le parole di Marta Vincenzi poco dopo la sentenza della Corte d’Appello. Un commento è poi arrivato anche da parte dei parenti delle vittime: "Sono contento ma questa sentenza non mi ha cambiato niente perché i miei sono ormai morti e non me li riporta più indietro nulla", ha detto il marito di una delle donne che hanno perso la vita nell'alluvione. "E' stato confermato tutto quello che è emerso durante il dibattimento - ha sottolineato il papà di una ragazza di 19 anni travolta dall’alluvione dopo avere preso il fratello a scuola - e cioè la responsabilità: non sono riusciti a sminuirla perché non si poteva riuscire".

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