Ex giocatore morto, fermati madre e figlio: non volevano pagare debito

Cronaca
Andrea La Rosa
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Sarebbe questo il movente che avrebbe spinto un 35enne e la madre a uccidere La Rosa, ds del Brugherio scomparso un mese fa. La vittima avrebbe prestato ai due 38mila euro, gli ultimi 8 il giorno della scomparsa. La coppia avrebbe cercato di sciogliere corpo nell’acido

Una donna e un uomo, madre e figlio di Quarto Oggiaro (Milano), sono stati fermati per l’omicidio di Andrea La Rosa. La vittima, 35 anni, milanese, ex calciatore di serie C e neo direttore sportivo del Brugherio calcio (Monza), era scomparsa a metà novembre. I fermati sono accusati dalla procura di Milano di omicidio e di soppressione di cadavere. Gli viene contestata anche la premeditazione. Avrebbero agito per non restituire un prestito. I due indagati avrebbero sgozzato La Rosa e poi tentato di sciogliere il cadavere con l'acido. Ma non ci sarebbero riusciti e per questo avrebbero cercato di nasconderlo. Sarebbero stati scoperti proprio mentre cercavano di liberarsi del corpo. Gli investigatori, grazie ad alcune testimonianze, erano da giorni sulle tracce dei due fermati.

Il presunto movente

I due indagati sono un esperto informatico di 35 anni e la madre di 59. A uccidere l'ex calciatore sarebbe stato l'uomo, con la complicità della donna. Secondo le prime ricostruzioni, non volevano restituire a La Rosa un prestito in denaro e per questo lo avrebbero prima sgozzato, nella cantina di casa, e poi avrebbero tentato di scioglierlo nell'acido. Il giorno della scomparsa l'ex calciatore avrebbe incontrato l'informatico a casa della madre per consegnargli un prestito di 8mila euro (più di 6mila euro sono stati ritrovati dai carabinieri). Dell'incontro, La Rosa aveva parlato con la sua fidanzata e con un calciatore del Brugherio. Da questi elementi sono partite le indagini, che hanno portato ai fermi. Si è saputo anche che in passato l'ex calciatore aveva già prestato 30mila euro all'uomo, mai restituiti. In totale, quindi, avrebbe prestato all'informatico 38mila euro.

Il ritrovamento del corpo

La Rosa, secondo i primi esami del medico legale, sarebbe stato ucciso poco dopo essere sparito. Il medico avrebbe avuto problemi a stabilire le cause della morte per via delle condizioni del cadavere. Il corpo senza vita è stato trovato giovedì. La donna è stata fermata mentre, dopo un primo tentativo fallito di usare l'acido, in macchina da sola e con a bordo un bidone di metallo con dentro il cadavere, stava andando verso un garage di Seveso del figlio. Lì, hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa, sono stati sequestrati 24 flaconi da un litro di acido. La signora è stata fermata sulla superstrada Milano-Meda. A quanto si è saputo, la vettura era stata notata ferma dai militari all'altezza del comune di Varedo, in provincia di Monza-Brianza. "Sto trasportando del gasolio", avrebbe detto la donna ai carabinieri. Con "naturalezza e freddezza, non tradita da alcuna emozione", è stato spiegato in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il pm di Milano Eugenio Fusco, il comandante provinciale dei carabinieri Luca De Marchis e il comandante del Nucleo investigativo di Milano Michele Miulli.

Le ricerche su internet

Nella conferenza, è emerso anche che l'esperto informatico avrebbe fatto ricerche su internet dal suo ufficio su come il boss mafioso Giovanni Brusca sciolse nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso l'11 novembre del 1996 dopo 25 mesi di prigionia. Ai due fermati è contestata anche la premeditazione. Prima di sciogliere il corpo nell'acido, avrebbero programmato anche di tagliarlo a pezzi, tanto che avevano acquistato una motosega. In casa loro i militari hanno sequestrato anche alcune fiale di anestetico, presumibilmente utilizzate per addormentare La Rosa prima di aggredirlo. Sul corpo dell'uomo c'è un profondo taglio alla gola. Per caricare il bidone con il cadavere sulla sua auto, la donna si sarebbe fatta aiutare da un ignaro conoscente proprietario di un muletto.

La scomparsa e le indagini

La Rosa era sparito il 14 novembre. Finita l'esperienza da calciatore, si era rimesso in gioco fuori dal campo come dirigente sportivo. Da poco era arrivato al Brugherio 1968, società brianzola con la prima squadra in Eccellenza. È stato visto in pubblico per l’ultima volta proprio nella sede del Brugherio, per partecipare alla presentazione del nuovo allenatore. Poi, aveva raccontato agli amici, avrebbe dovuto incontrare una persona nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro. Ma di lui si erano perse le tracce. La denuncia di scomparsa era stata presentata nei giorni successivi dai suoi famigliari. All’inizio si era pensato a un allontanamento volontario, poi i carabinieri avevano orientato le indagini verso l'omicidio. Dopo aver vagliato i suoi ultimi spostamenti e aver tentato di intercettare il suo cellulare, che non dava segni di vita, hanno trovato un indizio: l'uomo non era mai uscito dall'Italia, nessun passaggio registrato alle frontiere. Hanno anche lavorato sulle voci, insistenti, di denaro poco limpido a disposizione dell'uomo.

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