Bonus mamma anche a straniere: tribunale contro Inps

Cronaca
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Con questa decisione si stabilisce che il premio alla nascita 800 euro una tantum vada concesso anche alle donne che l'Istituto aveva escluso perché non in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo. Le associazioni: "Ora serve adeguamento rapido"

L’Inps ha introdotto requisiti non previsti - dalla legge del 2016 - per poter usufruire del 'premio alla nascita’, come ad esempio il  permesso di soggiorno. Per questo, la sua condotta ha "carattere discriminatorio". E così, il premio va esteso "a tutte le future madri" straniere "regolarmente presenti in Italia che ne facciano domanda". Lo ha deciso il giudice del tribunale civile di Milano accogliendo il ricorso di diverse associazioni attive sul tema. 

Il premio a tutte le madri, anche a quelle straniere

Con questa decisione, quindi, si stabilisce che il 'premio nascita' di 800 euro una tantum va concesso a tutte le madri, anche a quelle straniere che l'Inps aveva escluso perché non in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo. In sostanza, spiega il giudice milanese Silvia Ravazzoni, non può essere l'Inps a escludere l'una o l'altra categoria di stranieri. "Non è quindi neppure necessario, come avevano fatto invece altri giudici, fare riferimento a quelle norme comunitarie che prevedono la parità di trattamento per i titolari di permesso unico lavoro - commentano i legali delle associazioni che hanno presentato ricorso -: in questo caso è proprio la legge nazionale istitutiva a prevedere il beneficio con la massima ampiezza, persino senza alcun limite di reddito".

"Inps si adegui rapidamente"

"Confidiamo che ora l'Inps si adegui rapidamente alla decisione del Tribunale", ha commentato l'avvocato Alberto Guariso che assisteva le associazioni. "Nel frattempo è importante che tutte le donne straniere che si trovano almeno al settimo mese di gravidanza, entro il 31 dicembre 2017, facciano domanda all'Inps al fine di poter beneficiare della decisione milanese che, lo ricordiamo, riguarda la ‘discriminazione collettiva’ e quindi tutte le donne straniere regolarmente soggiornanti in Italia, indipendentemente dal titolo di soggiorno", ricordano le associazioni stesse.

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