I reati ipotizzati per la tragedia dell'hotel, travolto da una valanga che uccise 29 persone, sono quelli di omicidio e lesioni plurime colpose. Tra gli indagati anche il presidente della Provincia e l’ex prefetto del comune abruzzese
L'hotel resort di Rigopiano non doveva essere costruito lì. Se la Regione Abruzzo avesse realizzato la carta Valanghe come previsto e se il Comune di Farindola (Pescara) avesse acquisito questa Carta nei suoi piani regolatori, non avrebbe potuto dare i permessi edilizi necessari. Oltretutto, proprio in assenza di adeguate difese dalle valanghe, l'albergo avrebbe dovuto essere chiuso in inverno o evacuato. E' quanto sintetizzato nell'avviso di garanzia recapitato a 23 persone dalla Procura di Pescara in seguito all'indagine dei Carabinieri Forestali sulla tragedia del 18 gennaio scorso, costata la vita a 29 persone. Il provvedimento di oggi segue la prima tranche dell'inchiesta della Procura, che lo scorso aprile aveva iscritto nel registro degli indagati sei persone, tra amministratori e funzionari pubblici.
In tutto 23 indagati
Tra gli indagati ci sono nomi eccellenti come l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, cui viene imputato un colpevole ritardo nelle operazioni di soccorso. Ma ci sono anche il presidente della provincia Antonio Di Marco e Ilario Lacchetta, sindaco di Farindola; per loro quello di oggi è il secondo avviso di garazia.
Le persone indagate sono in tutte 23. I reati ipotizzati vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Non risulta tra gli indagati, invece, l'ex generale dei Carabinieri Forestali, Guido Conti, che qualche giorno fa si è tolto la vita perché "il pensiero delle vittime pesava come un macigno".
Funzionari della Regione "non si attivarono per la carta valanghe"
La svolta nelle indagini sta nel focus su funzionari regionali e responsabili locali, prima ancora che sui soccorsi. "Sebbene incombesse su di loro'' la responsabilità di realizzare la Carta delle valanghe per l'intero Abruzzo ''non si attivarono in alcun modo nemmeno predisponendo apposite, doverose, richieste di necessari fondi da stanziare nel bilancio regionale'', per realizzare la Carta. Se questa fosse stata presente, la località di Rigopiano sarebbe stata riconosciuta come ''esposta a pericolo di valanghe''. Questa assenza, si legge nell'ordinanza della Procura, ''ha fatto sì che le opere già realizzate dell'hotel in seguito ai permessi di costruzione del Comune di Farindola non siano state segnalate dal sindaco'' alla Regione.
Resa impossibile l'evacuazione dell'hotel
"Ormai troppo tardi - si legge nell'ordinanza - solo alle ore 18.28 del 18 gennaio'', il prefetto si attivava ''nel chiedere l'intervento di personale e attrezzature dell'Esercito Italiano per lo sgombero della neve nei paesi montani della provincia di Pescara'' e altre turbine alla Regione Abruzzo. La valanga che ha travolto il resort di Rigopiano è arrivata poco prima delle ore 17 e questo ritardo nell'attivare i soccorsi ha fatto sì che fossero determinate ''le condizioni per cui la strada provinciale dell'hotel fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti in detto albergo di allontanarsi, tanto più allarmati dalle scosse di terremoto della giornata''. La Procura ha disposto l'interrogatorio di Provolo per il prossimo 12 dicembre a Pescara.
La valanga sull'hotel il 18 gennaio 2017
Lo scorso 18 gennaio una valanga travolse la struttura alberghiera di Farindola, in provincia di Pescara, causando 29 morti, mentre i superstiti furono 11. In quei giorni grandi quantità di neve erano cadute sulla zona del Gran Sasso. I soccorsi erano stati impegnati in una corsa contro il tempo per recuperare gli ospiti intrappolati sotto le macerie e la neve. I primi sopravvissuti erano stati recuperati il 20 gennaio, e fra di loro c'erano anche quattro bambini.