Orlando: "Dare esecuzione anche in Germania alla sentenza Thyssen"
CronacaDue degli amministratori della società, condannati in Italia per la tragedia del 2007, si trovano in libertà perché l’autorità giudiziaria tedesca non ha ancora recepito la sentenza. Per avviare il processo il ministro ha consegnato una lettera all’omologo di Berlino
A dieci anni dal rogo divampato nelle acciaierie torinesi e costato la vita a sette operai, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto al suo omologo tedesco Heiko Mass di rendere esecutiva la sentenza Thyssen. La richiesta formale è stata fatta a margine del Consiglio Giustizia e Affari Interni, tenutosi in Lussemburgo, dove il guardasigilli italiano ha consegnato al ministro tedesco una lettera che ripercorre i principali passaggi della vicenda. Nel testo Orlando chiede che le condanne per i dirigenti della ThyssenKrupp, ritenuti responsabili dell'incidente, vengano rispettate.
Sentenza non ancora recepita in Germania
Il processo che ha giudicato gli eventi che accaddero la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, quando sette operai riportarono ferite mortali nella linea 5 dello stabilimento di corso Regina Margherita, si è concluso con la condanna di alcuni degli amministratori della società ritenuti colpevoli dell’incidente. Di questi, quattro sono italiani e due tedeschi: mentre i primi, stanno scontando la pena in carcere, gli altri (condannati a 9 e 6 anni di reclusione) hanno fatto ritorno in Germania. I trattati internazionali, infatti, prevedono che gli imputati abbiano il diritto di scontare la pena nel proprio Paese, ma per far in modo che ciò avvenga, l’autorità giudiziaria locale deve aprire un apposito procedimento per recepire la sentenza. Procedimento che non è ancora stato avviato.
Eseguire la sentenza è "atto dovuto"
"È una vergogna che i due manager tedeschi siano ancora in libertà – ha dichiarato Antonio Boccuzzi, parlamentare del Partito Democratico e unico superstite di quella tragica notte – ed è una vergogna e un'ingiustizia anche nei confronti dello Stato italiano". Secondo l’ex opeario, infatti, "eseguire la sentenza anche in Germania è un atto dovuto".