Milano, sgominato traffico internazionale di rifiuti pericolosi

Cronaca
La ricicleria del cavalcavia delle milizie a Milano (Fotogramma)
discarica_ricicleria_milano_fotogramma

Denunciate 14 persone, tra cui sei per omessa gestione dello sversamento e traffico internazionale di rifiuti pericolosi. Il materiale sequestrato avrebbe fruttato 150mila euro

Un sistema di traffico internazionale di rifiuti tossici che partiva da Milano e si estendeva alla Slovenia e alla Romania. È quello sgominato alla fine di una lunga indagine durata un anno e che ha portato alla denuncia di 14 persone: sei per omessa gestione dello sversamento e traffico internazionale di rifiuti pericolosi, e altre otto per reati minori. 

Il sistema illecito

Le indagini condotte dalla polizia di Milano sono partite dalle segnalazioni di diversi cittadini che denunciavano come venisse loro impedito di consegnare i riufiti nella ricicleria del cavalcavia delle Milizie nella zona di piazza Napoli, da parte di nomadi che se li facevano consegnare o li rubavano per poi smaltirli in modo illecito. L'inchiesta si è conclusa con la denuncia per omessa gestione e traffico internazionale di rifiuti pericolosi di tre cittadini romeni (che organizzavano i viaggi oltreconfine) e  di una famiglia italiana composta da tre persone (che ne gestiva lo stoccaggio). 
Pedinamenti e appostamenti della Polizia Locale in borghese hanno dimostrato che i romeni recuperavano batterie di auto, camion e treni dalle riciclerie, da depositi ferroviari, campi nomadi e da officine conniventi, che pur di risparmiare sul costo dello smaltimento gliele consegnavano gratuitamente. Secondo le ricostruzioni i tre riuscivano a raccogliere, ogni due settimane, da 20 a 30 tonnellate di rifiuti.  Interesse principale era recuperare dalle batterie il piombo, che sul mercato nero ha un valore di 1800 a tonnellata. 

Il giro dei rifiuti

Secondo il racconto degli inquirenti, una volta trafugato, il materiale veniva stoccato in container e smaltito in due aree a Sud di Milano, zona Quintosole, nei terreni "a conduzione famigliare" di padre, madre e figlio italiani, tre dei sei denunciati. Nei terreni venivano sversati i liquidi tossici delle batterie, il che ha portato l'Arpa a effettuare carotaggi confermando l'inquinamento dei campi, anche se al momento non risulterebbero effetti sulla falda. Dopo lo sversamento il resto del materiale partiva a bordo di camion alla volta della Romania, passando per il confine sloveno. I viaggi erano organizzati dai tre romeni finiti nel filone principale dell'indagine. Uno dei sequestri più consistenti, infatti, ha consentito di bloccare un tir pieno di batterie di automobili da almeno 30 tonnellate al confine con la Slovenia. La Polizia Locale ha sequestrato oltre 100 tonnellate di batterie, dal valore di 150mila euro.

 

Cronaca: i più letti